Autore: Maryse Condé
Traduttore: Anna D'Elia
Editore: La Tartaruga, 2019
Pagine: 269
Genere: Narrativa straniera, Autobiografia
Prezzo: € 19.00 (cartaceo), € 9.99 (ebook)
Trama
Le autobiografie finiscono troppo spesso col trasformarsi in opere di fantasia. L’essere umano sembra nutrire un tale desiderio di raffigurarsi una esistenza diversa da quella realmente vissuta, che finisce per abbellirla, spesso suo malgrado. La vita senza fard va dunque considerato un tentativo di dire le cose come stanno, rifiutando i miti e le facili e lusinghiere idealizzazioni. Di tutti i miei libri, credo sia forse il più universale. Non è solo la storia di una ragazza della Guadalupa alla ricerca della propria identità in Africa, o quella del lungo e doloroso avvento di una vocazione per la scrittura in un essere in apparenza poco incline ad abbracciarla. È dapprima e soprattutto la storia di una donna
alle prese con le difficoltà della vita, che si trova di fronte a una scelta fondamentale, attuale ancora oggi: essere madre o esistere per se stessa. Penso che La vita senza fard sia soprattutto la riflessione di un essere umano che tenta di realizzarsi pienamente. E che la felicità finisce sempre per arrivare.
Maryse Condé
Recensione
In questo libro l’autrice si racconta, ci narra la sua vita nuda e cruda senza abbellirla ed edulcorarla, proprio come si evidenzia nel titolo. Fa rivivere al lettore gli avvenimenti della sua vita così come sono accaduti. È una scrittrice tardiva. Ha iniziato a scrivere a quarantadue anni, ma lo fa in maniera sapiente e ciò le ha fatto meritare il premio nobel alternativo: Il New Academy Prize in Literature, istituito proprio per supplire alla mancanza del celebre riconoscimento.
Il libro è suddiviso in tre parti e racconta le tappe fondamentali della sua vita fatta di sofferenze e vissuta intensamente.
Il racconto parte da Parigi dove si è laureata alla Sorbonne per poi proseguire in Africa, una terra che l’ha affascinata ma che non l’ha mai accettata e non è riuscita a comprenderla pienamente.
L’autrice ha vissuto in varie parti dell’Africa: Costa D’Avorio, Guinea, Gana, Senegal, luoghi che hanno segnato la sua formazione culturale e letteraria.
Non ha avuto una vita facile, ha dovuto infatti crescere quattro figli da sola e barcamenarsi per sopravvivere. Ha vissuto quasi sempre ai margini della povertà, spostandosi continuamente per dovere e necessità. Alla continua ricerca di un lavoro che la soddisfacesse e solo con l’incontro del suo secondo marito, Richard Philcox, un professore inglese, ha capito che la scrittura era la sua strada. La letteratura è ciò che le ha permesso di liberarsi riversando sulle pagine i suoi tormenti, le sue paure, i suoi sentimenti più profondi.
Nel suo percorso ha incontrato persone illustri del mondo intellettuale e politico, ha avuto continue relazioni sentimentali passionali che si sono sempre concluse con dolore. Importanti nella sua vita sono state anche le amicizie che ha incontrato nel corso degli anni, persone che l’hanno aiutata e le hanno permesso di superare le avversità. Le hanno dato il coraggio e l’hanno trasformata nella donna forte e compassionevole tanto che è diventata la prima presidente del Comité pour la Mémoire de l’Esclavage, un comitato creato per vegliare sull’attuazione della legge Taubira, legge che nel 2001 ha dichiarato la schiavitù un crimine contro l’umanità.
Il linguaggio con cui si racconta è chiaro e preciso. Una scrittura senza fronzoli che racconta con veridicità e a volte con crudezza ciò che le è accaduto. Lo stile è accattivante e coinvolgente, trascina il lettore nella sua vita come in un romanzo avvincente. Maryse Condé ha vissuto una vita ricca di avvenimenti, una vita da raccontare ed è riuscita a descriverla con parole semplici ed efficaci.
Alcune note su Maryse Condé
Maryse Condé è nata a Pointe-à-Pitre nel 1937, narratrice e drammaturga antillana di lingua francese. Trasferitasi a Parigi per frequentare la Sorbona, ha vissuto tra Francia e Africa, per stabilirsi infine negli USA. Il contesto africano ha ispirato l’epopea di Ségou, in due volumi (Le muraglie di terra, Les murailles de terre, 1984; La terra in briciole, La terre en miettes, 1985), che mette in crisi il mito di un’Africa edenica cui fare ritorno dopo il trauma della schiavitù e della separazione dal continente d’origine. Il tema della riscrittura della storia e in particolare del dramma della tratta è al centro di molte sue opere, fra le quali si ricordano Heremakhonon (1976, nt), Desirada (1997, nt) e Storia della donna cannibale (Histoire de la femme cannibale, 2003, nt).
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