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RECENSIONE: Benedetta parola. La rivincita del tempo (Ivano Dionigi)

Aggiornamento: 20 gen 2023




Autore: Ivano Dionigi

Editore: Il Mulino, 2022

Pagine: 184

Genere: Saggi, Linguistica

Prezzo: € 15.00 (cartaceo), € 10.49 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook


 

Trama

La parola tende il filo ininterrotto del tempo che tiene insieme la memoria dei padri e il destino dei figli. Creatura e creatrice, la parola custodisce e rivela l'assoluto che siamo. Stupenda e tremenda, potente e fragile, gloriosa e infame, benedetta e maledetta, simbolica e diabolica, la parola è pharmakon, «medicina» e «veleno»: comunica e isola, consola e affanna, salva e uccide; edifica e distrugge le città, fa cessare e scoppiare le guerre, assolve e condanna innocenti e colpevoli. Per i classici è icona dell'anima, sede del pensiero, segno distintivo dell'uomo; per la sapienza biblica inaugura la creazione e fonda lo «scandalo» cristiano dell'incarnazione. Che ne è oggi della parola? Ridotta a chiacchiera, barattata come merce qualunque, preda dell'ignoranza e dell'ipocrisia, essa ci chiede di abbassare il volume, imboccare la strada del rigore, ricongiungersi alla cosa. Agostino direbbe che «noi blateriamo ma siamo muti». Costruttori di una quotidiana Babele e sempre più votati all'incomprensione reciproca, avvertiamo il bisogno di un'ecologia linguistica che restituisca alla parola il potere di svelare la verità. A noi il duplice compito: richiamare dall'esilio le parole dei padri e creare parole per nominare il novum del nostro tempo.


Recensione

L'autore può essere definito una personalità nel mondo accademico italiano: è stato rettore dell’Università di Bologna fino al 2015 e dal 2012 è presidente della Pontificia Accademia di Latinità su nomina di Papa Benedetto XVI. Egli, però, è primariamente un filologo, un amante delle parole, del loro significato e della loro etimologia.


In questo saggio, lo studioso, pone il lettore davanti ad una verità contemporaneamente confortante e minacciosa: la parola è uno strumento potente e può essere bene detta e allo stesso tempo male detta; è il mezzo con cui i popoli stipulano la pace ma anche lo stesso con cui si dichiarano guerra tra loro. Proprio per questo, sottolinea lo scrittore, è una necessità, anzi, quasi un dovere, conoscere il significato profondo di ciò che si dice e soprattutto, di ciò che si legge e si ascolta.


Ogni parola, infatti, possiede dentro di sé un significato che si rifà inevitabilmente ad un oggetto concreto, il quale viene, appunto, definito da essa. Certo, come si è sottolineato più volte nel corso della discussione, la parola non è la cosa che descrive, tanto è vero che ogni lingua definisce uno stesso oggetto con sequenze di suono diverse. Per comprendere meglio prendiamo ad esempio un bicchiere: un inglese lo chiamerebbe glass, un francese verre, uno spagnolo vaso ma tutti indicherebbero con queste parole lo stesso contenitore da cui bere liquidi. Sempre per essere più chiari, l’esempio opposto riguarda i nomi di persone: se qualcuno si chiama Laura verrà identificata così in qualsiasi lingua perché è lei che ha chiarito la sua identità con questa parola. Un bicchiere non può parlare per dirci come si descriverebbe e gli unici che forse provano ad avvicinarsi il più possibile alla sua verità potrebbero essere i poeti; la poesia, infatti, è l’unica forma di comunicazione che prova ad usare le parole per descrivere le cose esattamente per come le cose stesse si descriverebbero.


Bisogna sottolineare che la parola è un mezzo fondamentale per la politica odierna in cui tutti quotidianamente siamo bombardati da idee, concetti, opinioni e proposte. Ritornando al concetto precedente, se la parola è portatrice di una verità anche se non della realtà assoluta, colui o colei che parla bene deve sempre tener conto di questo rapporto, ricordando che tutto quello che dice deve avere un riscontro nella vita reale. Il problema è che, secondo il saggista, oggi assistiamo ad un "divorzio tra le parole e la realtà", un divario che solo la filologia può colmare perché il suo compito è esattamente quello di identificare la realtà nel significato della parola attraverso la sua etimologia.


Una personalità di spicco, soprattutto con un potere politico che parla senza tenere conto del rapporto con la realtà, ma vuole solo convincere qualcuno per preservare il proprio potere, quindi, non è altro che un demagogo. Si tratta di chi con la parola può far scoppiare una guerra, di chi modifica il significato delle parole per sottoporle ai suoi interessi.


I politici, oggi, creano la guerra perché ne modificano il significato reale delle parole, un esempio lampante riguarda il chiamare “operazione speciale” l’invasione di uno stato. I vocaboli Operazione e Speciale non sono portatori del significato reale di quello che è successo, ma è necessario conoscere il loro significato per poter comprendere la manipolazione che si tenta di attuare.


L'autore, quindi, attraverso la filologia, si fa portatore di due lezioni fondamentali: la prima è che bisogna conoscere le parole ed usarle con coscienza; la seconda è che le parole sono un mezzo di estrema potenza che, se usate bene, possono addirittura fermare le guerre.


Questo libro è una guida preziosa per tutti coloro che vogliono andare alla scoperta delle parole. Il saggio è un invito ad avere più consapevolezza nella comunicazione per cercare di colmare la crepa tra parole e realtà.


 

Alcune note su Ivano Dionigi

Ivano Dionigi è professore emerito di Lingua e Letteratura Latina dell’Università di Bologna, di cui è stato rettore dal 2009 al 2015. È presidente della Pontificia Accademia di Latinità e del Consorzio Interuniversitario Alma Laurea, e direttore del Centro Studi «La permanenza del classico». Tra i suoi libri: «Quando la vita ti viene a trovare. Lucrezio, Seneca e noi» (Laterza, 2018), «Osa sapere. Contro la paura e l’ignoranza» (Solferino, 2019), «Parole che allungano la vita. Pensieri per il nostro tempo» (Raffaello Cortina, 2020), «Segui il tuo demone. Quattro precetti più uno» (Laterza, 2020).


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