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RECENSIONE: Maria Antonietta. Una normale vita straordinaria (Stefan Zweig)




Autore: Stefan Zweig

Traduttore: Francesco Vitellini

Editore: DIARKOS, 2024

Pagine: 432

Genere: Biografie

Prezzo: € 15.90

Acquista: Libro


 

Trama

È sempre stato arduo, per uno storico, tracciare i contorni di un personaggio come Maria Antonietta d'Austria. La sua vicenda, infatti, usando le parole di Stefan Zweig, è quella di una «donna comune, non troppo intelligente, non troppo stolta, né fuoco né ghiaccio, senza energie speciali per il bene e senza la minima volontà al male; la donna media di ieri, di oggi e di domani, senza tendenze e genialità eccezionali, senza volontà di eroismi e perciò apparentemente inadatta a divenire oggetto di una tragedia», che «nella suprema sua ora, raggiunge finalmente tragiche proporzioni e si fa grande al pari del suo destino». In mezzo a una quantità innumerevole di documenti, mistificazioni rivoluzionarie e agiografie monarchiche, è il grande scrittore e drammaturgo austriaco a riuscire a fare emergere la vita incalzante di una regina suo malgrado resa grande dagli eventi della storia, restituendo la frivolezza, l’irrequietezza, il dolore e la fermezza di una ragazza del Settecento diventata donna a Versailles e travolta dai venti impetuosi della Rivoluzione.


Recensione

La Storia è ricca di personaggi eroici e grandiosi come ad esempio Alessandro Magno, il quale re di un piccolo e barbaro regno costruì un immenso impero che si estendeva dall'Egeo all'Indo o Giulio Cesare, nobile indebitato che riuscì a conquistare la Gallia, vincere Pompeo e il ceto senatorio e a porre le basi del futuro impero oppure Napoleone, figlio di un avvocato corso che in breve tempo riuscì a conquistare il potere della Francia del Direttorio e ad estenderlo alla Spagna, all'Italia terrorizzando gli Asburgo , i Romanov, i Borbone. Questi sono solo alcuni. Risulta molto facile, per un autore, scrivere di questi personaggi. Più sforzo, invece, richiede la scrittura che vede come protagonista un soggetto modesto. Un ottimo scrittore riesce, però, a dimostrare come anche da una materia scadente si può sviluppare la più alta tensione, da un'anima debole e mal disposta una grandiosa tragedia. Una simile tragedia, una tra le più belle di questo eroismo involontario, ha il nome di Maria Antonietta.


Questo è lo scopo dell'intellettuale austriaco il quale, con rigore e metodo scientifico, tenta e riesce meravigliosamente a rettificare da tale storico personaggio gli insulti, sia le cafonaggini della Rivoluzione che la presenta come la perversa e lasciva Madame Deficit sia le adulatorie iperboli della Restaurazione che la mostra come la santa ed eroica paladina della regalità, svelando invece la sua indole media con le sue virtù, ma anche i suoi vizi.


L'autore, con uno stile che affianca poesia a razionalità, crea un meraviglioso equilibrio e riesce ad analizzare il comportamento della sovrana che subisce un cambiamento sbalorditivo nel bel mezzo della Rivoluzione quando la monarchia ormai è morta e i sovrani sono spettatori obbligati del suo funerale. Proprio nel momento in cui la famiglia reale viene abbandonata da tutti e soggetta alla vendetta del popolo, in questa frivola e mediocre creatura si riaccendono tutte le forze, l'orgoglio, la capacità degli Asburgo rimasti sopiti per tanto tempo. Proprio di fronte ad una fine tragica e irremovibile, Maria Antonietta, diventa da leggera Regina del Rococò un'eroina infaticabile, ferma, coraggiosa e tenace agli infamanti attacchi dei sanculotti e alla morte stessa. Così questo incredibile personaggio si erge al di sopra della propria mediocrità conquistando un posto nella storia come ultima e strenua difenditrice dell'Ancien Régime.


L’autore ripercorre gli anni di questa esistenza con la professionalità dello storico più scrupoloso, evitando di cadere nella tentazione di infiocchettare una narrazione con l’insieme di dicerie, leggende, documenti falsati, che da soli animano un romanzo nel romanzo. Come uno studiosi rigoroso, l'autore, legge le fonti, non solo quelle scritte, studia il personaggio, contestualizza i fatti, arma la sua penna e difende il vero entrando in un’epoca e restituendocela nella sua integrità. Parlandoci di Maria Antonietta inneggia alla Dea Libertà, sorride sornione sui disastrosi esiti storici di quell’insieme di azioni e reazioni che è passato alla storia col nome di Rivoluzione Francese.


Consiglio questa ottima biografia a chi vuole conoscere la vita della regina più famosa di Francia senza influenze legate al suo mito.


 

Alcune note su Stefan Zweig

Stefan Zweig nasce a nel Vienna nel 1881 e muore a Petrópolis nel 1942, cresce nella Vienna di fine Ottocento, ed esordisce giovanissimo sulla scena letteraria. Autore di raffinata formazione culturale e artistica, scrive novelle, romanzi, poesie, opere teatrali, saggi letterari e biografie storiche, e conosce uno straordinario successo mondiale tra gli anni Venti e Trenta. Dopo l’ascesa al potere del nazismo, Zweig, le cui opere vengono bruciate nei roghi dei libri del 1933, si deve rifugiare, essendo di origine ebrea, in Inghilterra, poi a New York e infine in Brasile. Muore suicida nel febbraio del 1942. Tra le opere rsi ricordano alcuni drammi (Geremia, Jeremias, 1917) e le raccolte di novelle Adolescenza (Erstes Erlebnis, 1911), Amok (1922) e Sovvertimento dei sensi (Verwirrung der Gefühle, 1927); fra i racconti successivi spicca, per la tensione drammatica, La novella degli scacchi (Schacknovelle, 1941). Ma le sue opere più note sono alcune biografie, che offrono una personale interpretazione psicologica dell’esistenza artistica. Fra esse: Tre maestri: Balzac, Dickens, Dostoevskij (Drei Meister, 1920), La lotta col demone: Hölderlin, Kleist, Nietzsche (Der Kampf mit dem Dämon, 1925) e Tre poeti della propria vita: Casanova, Stendhal, Tolstoj (Drei Dichter ihres Lebens, 1928). Comune a questi scritti è la fede nella perenne attualità dei valori dello spirito. Notevole anche il suo contributo al romanzo storico con Erasmo da Rotterdam (Triumph und Tragik des Erasmus von R., 1935). La sua vastissima produzione risente dei limiti di un umanesimo ingenuo e di un estetismo superficiale, ma è un’eloquente testimonianza del tramonto dell’impero asburgico e del mondo della vecchia Europa.


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