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RECENSIONE: La canzone di Achille (Madeline Miller)

Aggiornamento: 6 feb 2021


Voto: 4/5

Autore: Madeline Miller

Editore: Marsilio, 2019

Pagine: 382


Trama

Dimenticate Troia, gli scenari di guerra, i duelli, il sangue, la morte. Dimenticate la violenza e le stragi, la crudeltà e l'orrore. E seguite invece il cammino di due giovani, prima amici, poi amanti e infine anche compagni d'armi - due giovani splendidi per gioventù e bellezza, destinati a concludere la loro vita sulla pianura troiana e a rimanere uniti per sempre con le ceneri mischiate in una sola, preziosissima urna. Madeline Miller, studiosa e docente di antichità classica, rievoca la storia d'amore e di morte di Achille e Patroclo, piegando il ritmo solenne dell'epica alla ricostruzione di una vicenda che ha lasciato scarse ma inconfondibili tracce: un legame tra uomini spogliato da ogni morbosità e restituito alla naturalezza con cui i greci antichi riconobbero e accettarono l'omosessualità. Patroclo muore al posto di Achille, per Achille, e Achille non vuole più vivere senza Patroclo. Sulle mura di Troia si profilano due altissime ombre che oscurano l'ormai usurata vicenda di Elena e Paride.


Recensione

Di Achille abbiamo sempre studiato le grandi gesta, ma in questo romanzo vengono messi al centro i suoi sentimenti per Patroclo. La voce narrante è proprio lui, Patroclo, che a nove anni viene esiliato dal padre per aver ucciso, per sbaglio, un coetaneo. È in questa circostanza che incontra per la priva volta il principe Achille, un ragazzino con cui stringe una forte amicizia. Negli anni passati assieme, questo sentimento cresce con loro. Ad Achille spetta però un futuro da eroe e a nessun eroe è concesso di essere felice.


"Dimmi il nome di un eroe che è stato felice." Riflettei. Eracle era impazzito e aveva ucciso la sua famiglia; Teseo aveva perso la sua sposa e suo padre; i figli e la nuova consorte di Giasone erano stati uccisi dalla sua prima moglie; Bellerofonte aveva ucciso la chimera ma era caduto dal dorso di Pegaso ed era rimasto storpio." Non puoi."Si alzò a sedere e si sporse in avanti. "Non posso." "Lo so. Gli dei non permettono a nessuno di essere famoso e felice."


Madeline Miller entra nei personaggi per dar spazio ai loro sentimenti. Racconta l'amicizia, l'amore e la complicità fra Patroclo e Achille in maniera molto semplice e diretta, dando voce ai sentimenti e alle loro insicurezze. Si ha l'impressione di leggere la storia di due persone d'oggi ambientata però nel passato. Due personaggi molto diversi fra loro per carattere e fato, ma legati da sentimenti veri che li uniranno fino alla fine, anche nelle peggiori avversità. I loro scambi di battute sono dolci e le scene di intimità mai eccessivi o volgari. Una storia d'amore e di valore degna dei grandi tempi passati.


Aveva davvero pensato che non lo avrei riconosciuto? Lo riconoscerei anche solo dal tocco, dal profumo, lo riconoscerei anche se fossi cieco, dal modo in cui respira, da come i suoi piedi sferzano la terra. Lo riconoscerei anche nella morte, anche alla fine del mondo.


La canzone di Achille non si ferma a essere solo una storia d'amore però, è il racconto di due persone molto diverse che si trovano e che affrontano le difficoltà dei loro tempi spesso in maniera differente. Parte come una storia di due giovani che crescono con sogni, ambizioni e progetti ma vengono poi messi di fronte a qualcosa di più grande di loro: la guerra e il fato. L'autrice ci mette di fronte alla vita cantata nei poemi, ai sacrifici da fare per essere qualcuno, per essere ricordati in eterno. Per questo Achille dovrà combattere e rinunciare alla sua vita, per questo accetta di andare a Troia pur sapendo che da quella terra non tornerà più indietro. Essere ricordato vale più di una vita lunga, è un destino preferibile all'invecchiare senza essere nessuno.

Dal punto di vista dell'ambientazione si nota l'enorme studio e dedizione dell'autrice nel ricreare uno scenario fedele ai testi antichi. Ho apprezzato in particolare il modo in cui alcune scelte degli dei ci fossero presentate come veri e propri capricci, perché ho sempre immaginato queste divinità come degli essere umani immortali, spesso annoiati dalla loro eternità e ben felici di intromettersi nelle faccende di altri. La stessa guerra di Troia non si limita a essere un conflitto fra greci e troiani, ma uno scontro fra divinità.

La fine della storia è nota a tutti, niente sorprese. Detto questo la lettura risulta piacevole soprattutto per l'approccio dell'autrice che ha reso più moderna una storia così lontana da noi.

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