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Immagine del redattoreDalla carta allo schermo

RECENSIONE: La regina degli scacchi

Aggiornamento: 18 mar 2021



Voto: 4/5

Piattaforma: Netflix

Anno: 2020

Puntate: 7

Durata: 46-68 minuti (puntata)

Genere: Drammatico


 

Trama

La trama segue da vicino la storia di Beth Harmon, un'orfana che all'età di otto anni dimostra un enorme talento naturale per il gioco degli scacchi, unico momento nel quale si sente pienamente in controllo della propria vita. Anno dopo anno si afferma come una giocatrice di livello internazionale, combattendo però con i propri demoni interiori, che vanno dall'alcolismo al timore di essere pazza. Riuscirà la nostra eroina a diventare una campionessa, oppure cederà al proprio lato oscuro?


Recensione

Tratta dall'omonimo romanzo del 1983 di Walter Trevis, La regina degli scacchi è un drama biografico ben realizzato e ben raccontato, con personaggi che funzionano e un'attrice protagonista che sa vestire bene i panni del giovane talento tormentato.

Beth Harmon è al tempo stesso eroina e antagonista, alleata e nemica di se stessa ed è proprio la vicenda che ruota strettamente attorno a lei ad appassionare. Pur scontrandosi con situazioni familiari difficili, traumi del passato e un mondo che per un sessismo diffuso ancora fatica a fidarsi delle capacità intellettive delle donne, il conflitto di Beth è soprattutto interiore e dà vita a fantasmi difficili da scacciare.

Tutto ciò viene reso magnificamente dalla regia di Scott Frank, che muove scacchi sul soffitto, sottolinea in ogni puntata la brama di conoscenza e di vittoria della protagonista e chiude su di lei dei serrati primi piani come a volerci far sentire da vicino il macinare del suo cervello e il turbinio delle sue emozioni. A fare da contrappunto alle vittorie e alle sconfitte di questa bambina prodigio, divenuta poi giovane donna, è la colonna sonora emotiva e motivazionale di Carlos Rafael Rivera, che accompagna lo spettatore per tutta la serie fino a un crescendo finale che non può non appassionare.

La regina degli scacchi trasforma gli scacchi in una materia non solo interessante, ma elettrizzante. Tra le mani di Beth Harmon, pedoni, cavalli, alfieri e sovrani sono dei veri e proprio guerrieri, le cui gesta sono impossibili da non osservare con attenzione. Grazie a una regia che sa gestire bene i tempi narrativi e sa dosare sapientemente istanti di lentezza e montaggi frenetici, questa serie promette allo spettatore una finta biografia mai noiosa e soprattutto mai ripetitiva.

Forte di una buona interpretazione della protagonista e del resto del cast, di una regia capace, di uno stile che non sfiora mai l'eccesso e che si mantiene poetico e motivazionale fino alla fine, questa miniserie è un drama che si divora in un attimo, che commuove e motiva e che fa venir voglia di giocare a scacchi anche senza conoscere le regole.


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