RECENSIONE: Cartella clinica (Serena Vitale)
- Dalla carta allo schermo

- 14 lug
- Tempo di lettura: 4 min


Autore: Serena Vitale
Editore: Sellerio Editore Palermo, 2025
Pagine: 128
Genere: Narrativa italiana, Narrativa moderna e contemporanea
Prezzo: € 13.00 (cartaceo), € 9.99 (ebook)
Acquista sito editore: https://www.sellerio.it/it/catalogo/Cartella-Clinica/Vitale/16245
Trama
Serena Vitale, autrice di libri sempre brillanti quanto rigorosi, torna in libreria con il racconto di una storia privata, familiare, in cui si incrociano ricordi e documenti. Nell'aprile del 1958 sua sorella Rossana, studentessa del Conservatorio e già valente pianista, inizia a guardarsi allo specchio con insistenza, preoccupata di avere gli «occhi storti» - quegli occhi che da sempre cerca di cavare alle bambole che le vengono regalate. «Voci» squarciano le sue notti: inesistenti quanto, per lei, implacabili. È l'esordio della «sindrome schizofrenica»: Rossana ha appena compiuto diciassette anni, Serena ne ha solo tredici. Il 24 settembre del 1961, a Roma, nell'ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà, Rossana viene trovata morta. "Cartella clinica" è il romanzo-indagine sulla malattia della sorella. Le prime manifestazioni di insania che i familiari non riconoscevano ancora come tali, i ricoveri, le cure, sempre più pesanti, dolorose: «Ad ogni ritorno la vedevo cambiata. Gli stessi lineamenti, ma come appiattiti, e i bellissimi occhi dilatati, senza luce. Sentii parole sconosciute: insulina, perfenazina, reserpina, clorpromazina. E poi, senza l'"ina" finale: lobotomia». Serena Vitale ricostruisce quegli anni con lucidità, guidata da un invincibile impulso alla ricerca: ripercorre le cartelle cliniche, le anamnesi di cui individua paradossi e contraddizioni, le incrocia con i propri ricordi di bambina: un maglione squarciato, le foto - quelle che la ritraggono, quasi sempre al pianoforte - in cui Rossana infila spilli negli occhi, le bambole accecate… L'alternanza di documenti e memorie ci consegna fatti a lungo tenuti segreti, talvolta rimossi. Romanzo e confessione, autobiografia e insieme racconto familiare in cui troviamo indimenticabili comparse (il nonno con le sue amanti, lo zio travestito da hawaiana, il padre violinista con le sue «stramberie»), mentre una domanda - dubbio di scrittrice, tormento di sorella - aleggia su tutto: «Ma io dov'ero?».
Recensione
Questo libro è il racconto di una storia privata incentrata sulla malattia di Rossana, la sorella dell'autrice, in cui si incrociano ricordi e documenti.
Nell’aprile del 1958 Rossana, studentessa del Conservatorio e già valente pianista, inizia a guardarsi allo specchio con insistenza, preoccupata di avere gli occhi storti , quegli occhi che da sempre cerca di cavare alle bambole che le vengono regalate. Voci inesistenti e implacabili ossessionano le sue notti. È l’esordio della sindrome schizofrenica: Rossana ha appena compiuto diciassette anni, Serena ne ha solo tredici.
Il 24 settembre del 1961, a Roma, nell’ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà, Rossana viene trovata morta. Questo è il romanzo-indagine sulla malattia della sorella. Le prime manifestazioni di insania che i familiari non riconoscevano ancora come tali, i ricoveri, le cure, sempre più pesanti, dolorose.
Serena Vitale aveva una sorella bellissima e talentuosa e nel 1961, a soli vent’anni, è stata trovata morta all’ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà di Roma. Rossana era finita lì dopo tre anni difficili, passati tra cliniche, dottori e trattamenti che oggi mettono i brividi, ma che negli anni ’50 erano considerati all’avanguardia.
A sessantacinque anni di distanza, Serena prova a fare ordine tra le carte e tra i ricordi, nel tentativo di comprendere la malattia che si è portata via sua sorella e che ha stravolto la sua vita e quella della sua famiglia.
Rossana inizia a manifestare disturbi più evidenti all’età di diciassette anni, quando prende ad osservarsi ossessivamente gli occhi. Da quel momento il suo atteggiamento inizia a peggiorare sensibilmente e le viene diagnosticata la sindrome schizofrenica.
Siamo a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, molti anni prima rispetto alla legge Basaglia del 1978: si tratta di una legge che ha segnato una svolta epocale nel campo della salute mentale, con la chiusura dei manicomi e l’introduzione di un modello di cura che tutelasse la dignità e i diritti dei pazienti psichiatrici. Rossana, purtroppo, in tre anni ha subito tutta una serie di “terapie” terribili, passando da uno specialista all’altro nel disperato tentativo di trovare una cura alla sua malattia.
Serena Vitale ha solo tredici anni quando sua sorella inizia a manifestare in modo più evidente i suoi problemi psichici e, data la sua giovinezza, fatica a comprendere appieno quello che sta succedendo e le ripercussioni che ha sulla sua famiglia. Con questo testo, che si sviluppa incrociando i ricordi dell’autrice con cartelle cliniche e anamnesi spesso contraddittorie tra loro, cerca di capire se c’è stato un momento preciso, un avvenimento passato in sordina, che lei al tempo non è riuscita a cogliere. Serena Vitale per tutto il racconto sembra chiedersi “Ma io dov’ero?”. "Come è possibile che non mi sia accorta del disagio di mia sorella?"
L’autrice tenta di mettere ordine anche tra i suoi ricordi di ragazzina, scoprendo spesso, con sconcerto, fatti fino a quel momento a lei sconosciuti, e regalandoci una carrellata di personaggi indimenticabili, come il padre violinista e le sue numerose “particolarità”.
In questo libro l'autrice mette parte del suo cuore. Vi è il bisogno di provare a capire anche quando è impossibile, di trovare delle motivazioni e delle spiegazioni, di raggiungere un po’ di pace e, forse più di tutto, il perdono di una sorella perduta.
Una storia cruda, dolorosa e personale che consiglio a tutti coloro che vogliono comprendere meglio un periodo in cui la salute mentale era soggetta a molte barbarie.
Alcune note su Serena Vitale
Serena Vitale è nata a Brindisi nel 1945, è scrittrice, slavista, traduttrice di autori quali Cvetaeva, Brodskij, Bulgakov, Dostoevskij, Kundera, Mandel’štam, Nabokov, e molti altri. Tra i suoi libri: Il bottone di Puškin (1995), La casa di ghiaccio (2000), L’imbroglio del turbante (2006), Il defunto odiava i pettegolezzi (2015), per i quali ha ricevuto importanti riconoscimenti, come il Premio Chiara, il Grinzane Cavour, il Bagutta, il Brancati e altri.



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