Voto: 5/5
Autore: Irene Borgna
Editore: Ponte alle Grazie, 2021
Pagine: 204
Genere: Scienze, Astronomia, Saggi
Prezzo: € 15.00 (cartaceo), € 7.99 (ebook)
Trama
Siamo tutti in grado di capire cosa voglia dire la parola «notte», anche se forse non ne abbiamo mai fatto esperienza. Chi vive nel mondo occidentale, soprattutto nelle grandi città, è raro si sia immerso in una notte autentica dove le stelle hanno la forza di bucare la coperta nera del cielo. La luce elettrica, una grande invenzione che ha aperto la porta a migliaia di nuove esperienze, ha inesorabilmente occupato tutto il buio impedendoci di vivere l'altra faccia del giorno, con tutti i suoi doni: le stelle, la Via Lattea, il ritmo sonno/veglia, la poesia dell'oscurità. Irene Borgna, tra le mani una mappa dei cieli neri europei, è partita alla ricerca di quei luoghi che ancora resistono all'inquinamento luminoso. Dalle Alpi Marittime al Mare del Nord, a bordo di un camper, l'autrice ha compiuto un viaggio per tornare a vivere quelle tenebre che furono divise dalla luce all'inizio del mondo, per capire cosa voglia dire inquinare la notte, per raccontarci gli aspetti economici, antropologici, sociali, poetici e simbolici di quello che potremmo chiamare «uno stato d'animo in via d'estinzione».
Recensione
Questo volume fa parte di quei libri che avrei voluto scrivere io, se ne fossi stato in grado.
L'autrice è un’antropologa che sul finire dell’estate del 2019, insieme al suo compagno Emanuele, decide di intraprendere una traversata dell’Europa alla scoperta di quei luoghi dove di notte il cielo è ancora buio. Un viaggio in furgone che in 10 mesi porta due esseri umani e un cane dalle valli di Cuneo al Mare del Nord e ritorno.
Ciascun capitolo del libro è dedicato a una tappa, che prima viene esplorata in diurna, ma che poi rivela tutta la sua meraviglia di notte. L’autrice alterna la narrazione del viaggio a informazioni sui luoghi visitati e sul perché la lotta all’inquinamento luminoso non sia solo “una battaglia per astrofili frustrati”, ma che ha anche impatti sugli animali e sulla salute dell’uomo, oltre che sull’economia.
Molto di quello che viene raccontato riguardo al cielo reso sterile dalle luci artificiali suona tristemente familiare.
Tra i pregi del libro c'è anche la capacità di far vibrare per simpatia i ricordi di esperienze personali, di coinvolgere e creare empatia con le persone e i fatti che vengono narrati.
Questo volume parte dall’esperienza personale per spiegare come il nostro tentativo di soggiogare la notte con la luce non sia solo futile, ma addirittura dannoso: più lampioni di notte portano all’estinzione di specie notturne, alterano il ciclo circadiano degli esseri umani, non portano a maggior sicurezza per le strade, semmai a un maggiore senso di sicurezza, un’illusione deleteria e sono uno spreco di risorse, oltre che di soldi. E, ovviamente, privano della meraviglia del cielo stellato. Tutto questo Irene Borgna lo racconta bene citando articoli scientifici e saggi e poco importa che ogni tanto a Emanuele capiti di dover fare la parte del Watson al quale l’autrice-Holmes spiega le cose: per quanto classico, l’espediente narrativo dello "spiegone" è usato con sapienza, coinvolge e funziona. Nonostante il taglio in parte saggistico, il libro scorre veloce, le 200 pagine terminano in fretta e senza accorgercene ci ritroviamo innamorati della notte. Non solo con il cuore, ma anche con la testa rivolta in alto verso la volta stellata.
Alcune note su Irene Borgna
Una laurea in filosofia e un dottorato di ricerca in antropologia alpina con Marco Aime, ha fatto della montagna la sua passione e il suo mestiere. Nata a Savona nel 1984, oggi vive e lavora in Valle Gesso (Cn), dove si occupa di divulgazione e comunicazione in campo ambientale presso le Aree protette delle Alpi Marittime. Guida naturalistica, in estate porta a spasso gli escursionisti fra cime e rifugi.
Nel 2018 ha raccontato la vita di un montanaro formidabile ne Il pastore di stambecchi (Ponte alle grazie). È co-autrice dell'eBook Montagna femminile plurale (2014, Zandegù edizioni) e nel 2010 ha scritto il saggio filosofico Profondo verde (Mimesis edizioni).
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