RECENSIONE: Il labirinto di seta (Anna Samueli)
- Dalla carta allo schermo

- 4 ott
- Tempo di lettura: 3 min


Autore: Anna Samueli
Editore: Sonzogno, 2025
Pagine: 464
Genere: Narrativa italiana, Narrativa moderna e contemporanea
Prezzo: € 19.00 (cartaceo), € 11.99 (ebook)
Acquista sito editore: https://www.sonzognoeditori.it/libro/scheda-libro/4542782/il-labirinto-di-seta
Trama
Un’aggressione violenta a Granada, e Luz in una notte perde tutto. Unico, misterioso lascito della madre: una scatola bianca con un logo a forma di labirinto, una lettera di presentazione fasulla e un biglietto per Venezia. È così che la ragazza, sedici anni e muta per scelta, si ritrova a lavorare per Mariano Fortuny, l’alchimista delle stoffe. Nel suo palazzo di campo San Beneto, già si stampano con tecniche segrete gli scialli knossos, ambiti dalla buona società di tutta Europa, ma il suo genio instancabile è ossessionato dalla creazione di un abito senza tempo, la cui piega perfetta possa disegnare il corpo e l’anima di chi lo indossa. Da questa visione e dalle intuizioni della compagna, l’affascinante Henriette, nascerà il delphos, un vestito destinato a entrare nella storia della moda. Testimone e poi artefice di questo mondo di tessuti e colori, Luz dovrà scavare tra i meandri del passato e affrontare le incertezze del primo amore e del futuro, per dare finalmente forma alla sua vera identità. A fare i conti con i propri fantasmi è anche Mariano, che vive da sempre sotto l’ala protettrice della madre e oscurato dall’ombra del padre – il famoso pittore Marià Fortuny y Marsal, ufficialmente morto di malaria ma con i sintomi di un avvelenamento da piombo. E tra le pieghe della seta, di una città, di una storia, sia Luz che Mariano dovranno scoprire chi sono davvero.
Recensione
In questo romanzo, l'autrice, conduce il lettore in una Venezia sospesa tra arte e mistero, dove la bellezza diventa linguaggio e la moda si fa racconto. Ambientato nei primi anni del Novecento, il libro intreccia la storia personale di Luz, una giovane spagnola muta per scelta, con quella di Mariano Fortuny, artista e inventore visionario, celebre per le sue creazioni tessili e luminose.
Luz fugge da Granada con una scatola misteriosa e approda nella laguna veneziana, trovando rifugio nel palazzo-laboratorio di Fortuny. Qui, tra scialli stampati con tecniche segrete e abiti che sembrano vibrare di vita propria, la protagonista scopre un mondo dove il silenzio non è assenza, ma possibilità. La sua muta presenza si rivela potente, capace di osservare, comprendere e trasformare. Il suo percorso è quello di una rinascita, in cui la parola non è necessaria per affermare la propria identità.
Il romanzo si distingue per una scrittura elegante e sensoriale, che restituisce con precisione le atmosfere veneziane: il chiaroscuro dei canali, il fruscio della seta, il profumo delle spezie, la luce filtrata dalle vetrate liberty. Samueli riesce a evocare un mondo in cui arte, moda e scienza si fondono, rendendo Fortuny non solo un personaggio storico, ma un simbolo di creatività pura.
Uno dei temi centrali è il potere trasformativo dell’abito: il celebre delphos, creato da Fortuny, diventa nel romanzo un emblema di libertà e autenticità. “Un abito più forte delle mode, che non solo interpreta l’anima di chi lo porta: la fa sua.” Questa frase racchiude il cuore del libro, dove la bellezza non è ornamento, ma verità.
Il libro è anche una riflessione sulla voce e sul silenzio, sull’identità femminile e sulla possibilità di riscrivere il proprio destino. Luz è una protagonista fuori dagli schemi: non urla, non si impone, ma lascia che siano gli oggetti, i gesti e gli sguardi a parlare per lei. In un mondo dominato da uomini geniali e inquieti, la sua presenza silenziosa diventa rivoluzionaria.
Consigliato a chi ama i romanzi storici con una forte componente artistica, chi cerca storie di emancipazione femminile e chi vuole immergersi in una Venezia lontana dai cliché, fatta di laboratori segreti, tessuti preziosi e anime in cerca di luce.
Alcune note su Anna Samueli
Anna Samueli è nata a Venezia nel 1963, a pochi passi da Palazzo Fortuny. Si è laureata in Storia e critica del cinema a Ca’ Foscari, collaborando in seguito con quotidiani e riviste come La Nuova Venezia, La Cosa Vista, Vertigo, Cahiers du Cinéma. Con Alessandro Bencivenni ha scritto Peter Greenaway. Il cinema delle idee (premio Filmcritica Umberto Barbaro 1997) e ha partecipato a varie produzioni della regista Josée Dayan, tra cui Le Deuxième Sexe, documentario di e con Simone de Beauvoir. Come sceneggiatrice ha firmato film, serie e tv movie andati in onda su Rai e Mediaset. Tra questi: Ardena, Don Matteo, La Squadra, Provaci ancora Prof!, Il commissario Manara, Fosca Innocenti, La baronessa di Carini, Edda Ciano, Soraya. Un giorno di qualche anno fa, le è capitato di posare la mano su un delphos originale, di colore verde, che oggi è suo. E da lì si è messa in moto la storia.
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