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RECENSIONE: Kobane Calling (Zerocalcare)

Aggiornamento: 6 feb 2021


Voto: 4/5

Autore: Zerocalcare

Editore: Bao Publishing, 2016

Pagine: 261


Trama

Tre viaggi, Turchia, Iraq, Siria. Le macerie di Kobane e un popolo intero in guerra per difendere il proprio diritto a esistere, proteggendo labili confini la cui esistenza non è sancita da nessun atlante geografico. Zerocalcare ci racconta, con sguardo lucido e solo a tratti ironico, una delle più importanti battaglie per la libertà silenziosamente in corso al mondo. Un libro importante, difficile da inquadrare in poche parole, che raccoglie le due storie già apparse su "Internazionale" e quasi duecento pagine in più di diario di quei viaggi nel Rojava, la regione che i curdi stanno cercando di trasformare in un’utopia democratica senza uguali in Medio Oriente e forse al mondo. Un lungo racconto, a tratti intimo, a tratti corale, nel quale l'esistenza degli abitanti di Rojava (una regione il cui nome non si sente mai nei telegiornali) emerge come un baluardo di estrema speranza per tutta l'umanità.


Recensione

Bella opera questa di Zerocalcare dopo avermi poco entusiasmato con “Dodici” ora questo lavoro è ritornato sulla vetta.

Non saprei bene come definirlo, se un reportage o un diario di viaggi, di certo, “Kobane calling” non è soltanto un fumetto; è anzitutto il racconto coinvolgente di ciò che sta accadendo in un angolo di quell’Oriente a noi prossimo e del quale i media ci parlano ormai sempre meno. Eppure nelle vicinanze si consuma una guerra tra le più feroci del nostro tempo. Questa opera ha il merito di accendere i riflettori sul popolo curdo, tanto bistrattato dalla Storia e dalla diplomazia internazionale, dal momento che alla fine del primo conflitto mondiale, con il crollo dell’Impero ottomano, i curdi non solo non si videro riconoscere un proprio stato, ma si ritrovarono per giunta divisi fra ben quattro Paesi: Turchia, Siria, Iraq e Iran. E per un popolo senza terra, si sa, non può esserci pace.

Da sempre disprezzati e disconosciuti come realtà etnica e linguistica, combattuti e repressi brutalmente sotto i regimi dittatoriali dell’area, i curdi stanno dando una grandissima lezione di civiltà dai monti di Qandil, al confine tra Iran e Iraq, dove ha base il PKK, fino a tutto il nord della Siria (il Rojava), de facto territorio autonomo e coraggioso laboratorio di una società basata su una democrazia che non suoni più come vuota parola. Intanto, combattono l’Isis o Daesh, come lì si chiama quel califfato, fuori dal tempo e dalla grazia di qualunque dio, i cui sanguinari tentacoli arrivano fin nelle nostre fragili città d’Europa.

I curdi, uomini e donne insieme, armi alla mano, continuano a dare il proprio sangue quale unica moneta da versare. La città di Kobane è il simbolo di quella resistenza. Toccanti le tavole che la ritraggono con i suoi cumuli di macerie, gli edifici sventrati dalle bombe, l’odore di morte che serpeggia tra le sue strade per buona parte spettrali. Ho trovato in queste pagine profonda partecipazione emotiva da parte di Michele Rech, alias Zerocalcare. Non potrebbe essere altrimenti quando si viaggia e si vedono con i propri occhi determinate realtà, si ascolta la gente del posto, si respira il dramma quotidiano senza filtri di sorta.

Grazie anche allo stile dell'autore, questa lettura ha suscitato in me il desiderio di approfondire la conoscenza del popolo curdo che, nel corso degli studi fatti, ho sempre incontrato marginalmente.

Un libro, questo, per conoscere e riflettere.

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