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RECENSIONE: Lemon (Yeo-sun Kwon)

Aggiornamento: 1 nov 2022




Autore: Yeo-sun Kwon

Traduttore: Benedetta Merlini

Editore: Il Saggiatore, 2022

Pagine: 144

Genere: Narrativa straniera, Gialli

Prezzo: € 15.00 (cartaceo), € 6.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook


 

Trama

Kim Hae-on muore il giorno dopo la finale dei mondiali di calcio in Corea del Sud. Il suo corpo, vestito solo di un abito giallo, viene ritrovato nel parco del suo liceo; il cranio spaccato da una pietra. La polizia individua subito due sospetti tra i compagni di scuola: il rampollo Shin Jeong-jun, sulla cui macchina la ragazza è stata vista salire la sera del delitto, e Han Manu, che afferma di averla incrociata di ritorno da una consegna in motorino. Ma i due hanno un alibi e così il caso si chiude senza un colpevole. C'è però qualcuno che non si arrende. Qualcuno convinto che la soluzione si nasconda proprio nei segreti degli studenti. Qualcuno talmente sconvolto dalla morte della ragazza da modellare il volto e il fisico fino ad assomigliarle. Il suo nome è Da-on, Hae-on era sua sorella, e la sua ricerca non avrà termine fino a quando non avrà scoperto la verità; in qualunque modo e a qualunque prezzo. Con Lemon Kwon Yeo-sun dà voce a un'indagine angosciante sulla gelosia e la colpa, che respira le atmosfere di Parasite. Un'opera che attraverso diversi punti di vista disegna il ritratto di un paese diviso, rivelando quanta brutalità e abisso alberghino nei silenzi di ogni vita.


Recensione

Durante la fine dei campionati mondiali di calcio, nel giugno del 2002, il corpo della giovane diciottenne Kim Hae-on viene ritrovato a Seoul, dando luogo al crimine che verrà ricordato come "l’omicidio della bella del liceo". La polizia è alla ricerca di un colpevole, e gli indiziati sono due compagni di classe di Kim. Shi Jeong-jun è stato riconosciuto mentre accompagnava in automobile la ragazza proprio la sera del delitto, mentre Han Manu ha ammesso di averla notata durante l’orario di lavoro. Ed è proprio con la ricostruzione degli interrogatori che la voce di Dae-on, sorella minore della vittima, inizia a raccontare la sua storia. Il caso però non è risolto e viene chiuso, ma ancora più irrisolto è il vuoto che questo atto provoca nella comunità degli studenti e nelle persone vicine alla ragazza. Fra le aule aleggia una sensazione di irrealtà , anche se gli studenti continuano a ridere e scherzare, ma è un’allegria che stona, diversa da quella naturale che precedeva il delitto.


Il racconto di Dae-on è una creazione compulsiva di teorie e trame dell’accaduto sempre diverse. La ragazza vive in una realtà fittizia, slittata, in cui ricostruisce scenari anche plausibili, ma solo confacenti alla sua esigenza di risposte. Questo castello di carte, minuziosamente costruito, deve essere preservato contro ogni versione incompatibile. Da adulta Dae-on incontrerà persone interessate alla morte della sorella, ma le respingerà e nella loro mente lei rimarrà solo un’immagine sfocata. Voci diverse si alternano, ognuna pronta ad aggiungere e togliere un tassello alla storia, per lasciare che il lettore tragga le proprie conclusioni rispetto alle diverse alternative che si delineano.


Tutta la narrazione è attraversata dall’incapacità di attribuire senso al reale nel momento in cui un tassello fondamentale viene a mancare, distruggendo così la rete che permette ai vari personaggi di muoversi naturalmente nella vita quotidiana. I connotati di chi vive questi ambienti si perdono oppure non riescono a essere ricondotti alle persone a cui appartengono.


L’autrice utilizza il cibo per strutturare l’immaginario dei suoi personaggi, un elemento quanto più quotidiano, familiare e poco soggetto a seconde interpretazioni. Lo stesso titolo del libro riprende il nome di un frutto, il limone, emblematico del colore dell’abito con cui è stata rinvenuta la vittima dopo il suo decesso.


Per quanto Dae-on si rinchiuda nella sua versione, con lo scorrere delle pagine sorge, a chi la vede dal di fuori, un sentimento sconosciuto: il risentimento, provato proprio per quella stessa sorella compianta tanto da desiderare di fermarne il ricordo. Un risentimento non per la sua morte, quanto per ciò che è stata in vita, per la crudeltà disinteressata che l'ha caratterizzata da sempre, ma di cui nessuno sembrava accorgersi.


Lo stile che utilizza l'autrice esige che il lettore si faccia guidare nella storia che ha creato, perché ogni parola sembra condurre a qualcos’altro, e a ogni capitolo le diverse voci narranti sembrano quasi confondersi fra di loro, mentre chi legge capisce chi è che ha compiuto il delitto, nei personaggi dimora un’incertezza che li ha avvolti per l’intera esistenza senza mai raggiungere una certezza.


La stessa autrice illude, facendo credere di affrontare un testo classico del genere, ma in realtà lo riformula e, proprio come in una situazione realistica, la soluzione è davanti agli occhi, ma non viene vista. Il tutto seguendo un percorso non lineare, in cui non vi è nessun eroe che possa risolvere il delitto. In poche pagine la sua penna riesce a offrire temi di ampio respiro, come quello della vita e della morte, mostrando come nell’esistenza di chiunque mai esistano entità eque, esenti da paura, ordinarie, ma terrorizzanti e affascinanti allo stesso tempo.


Un piccolo libro che scandaglia l’animo umano, mettendo a nudo pulsioni primordiali, indicibili e inconfessabili, utilizzando la risoluzione del giallo come mezzo, non come fine.


Consigliato a tutti coloro che cercano un giallo che faccia riflettere, perché questo romanzo è un percorso che ha come elemento centrale la ricerca di verità e di giustizia in un mondo che sembra disinteressarsi di chi non c'è più.


 

Alcune note su Yeo-sun Kwon

Kwon Yeo-sun è nata ad Andong nel 1965. Ha vinto diversi premi letterari, tra cui il prestigioso Sangsang Literary Award. Nel 2019 ha pubblicato “Lemon”, primo romanzo tradotto in inglese e in italiano.


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