Autore: Lydie Salvayre
Traduttore: Lorenza Di Lella, Francesca Scala
Editore: Prehistorica Editore, 2024
Pagine: 256
Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea
Prezzo: € 18.00
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Trama
Spagna 1936. La guerra civile sta per scoppiare. Montse ha quindici anni e, insieme al fratello José, decide di partire per la grande città, dove assiste agli albori della rivoluzione libertaria. Settantacinque anni dopo, davanti a un bicchiere di anisetta, racconta alla figlia gli eventi di quel periodo. Soffre di disturbi della memoria, ma conserva intatto il ricordo splendido di quell’estate del ’36, in cui visse l’unica avventura della sua vita. Alle parole intime e delicate di Montse si intrecciano quelle granitiche di Bernanos che, nei Grandi cimiteri sotto la luna, ebbe il coraggio di scagliarsi contro le atrocità dell’esercito nazionalista, denunciando anche l’infame connivenza tra Chiesa e militari durante la guerra spagnola.
Recensione
In un romanzo traboccante di emozioni, la scrittrice francese ricostruisce il doloroso e sofferto affresco della Guerra civile spagnola con i lontani ricordi di sua madre, una quindicenne catalana vissuta fino ad allora nell’ignoranza e nella povertà fino all’esplosione libertaria dell’estate del 1936. Il tutto messo a confronto con l’angosciata presa di coscienza di Bernanos, impotente e disgustato spettatore della sanguinosa repressione franchista a Palma di Majorca.
La scrittrice presenta sua madre Montserrat Monclus Arjona, detta Montse, settantacinque anni dopo, in Francia, dove si è rifugiata con il marito, a novant’anni compiuti, ormai afflitta da gravi disturbi di memoria. Di tutta la sua vita passata conserva solo il ricordo di quella splendida estate del ’36 in cui ha imparato il significato di vivere. Il ricordo di quando, spronata dalla voglia di libertà, ha lasciato il villaggio con suo fratello e insieme ha raggiunto a Barcellona i rivoluzionari venuti da tutta l’Europa per sostenere i repubblicani spagnoli. In città Montse scopre la vera vita e l’amore con un giovane francese che si chiamava André, l’uomo che le sue figlie chiamano sempre tra loro Andrè Malraux e che, prima di unirsi ai partigiani, concepisce un bambino con lei. Per Montse è la fine della parentesi incantata, il ritorno al villaggio e all’ordine familiare prima dell’esilio in Linguadoca dove, senza poter piangere, deve imparare un’altra lingua e altre abitudini.
Alle scarne ma commosse parole di sua madre, l'autrice intreccia quelle indignate di Bernanos che, ne I grandi cimiteri sotto la luna, ha il coraggio di denunciare le atrocità perpetrate dall’esercito nazionalista e l’infame connivenza tra la Chiesa e i militari durante la guerra spagnola, raccontando due diverse testimonianze.
Quella del sogno estivo di una ragazza permeata di libertà e quella più politica dell’anno horribilis di uno scrittore famoso. Quella di Montse, figlia di contadini che vivono in un paesino dell’Alta Catalogna, e quella di Georges Bernanos, fervente cattolico e monarchico. Lui che ha sposato la discendente di un fratello di Giovanna d’Arco e ha un figlio che si è arruolato nella falange, lui che, a Palma di Majorca, si trova ad assistere all’atroce repressione franchista della rivolta, orchestrata e benedetta dal clero.
Quegli orrori di Majorca gli fanno radicalmente rivedere le simpatie per l’estrema destra nazionalista incarnate dall’Action Française, dalla quale da quel momento si distacca per sempre, e denunciare senza mezzi termini la barbarie dei Nazionalisti in I grandi cimiteri sotto la luna. Il suo violento opuscolo antifranchista che gli valse l’accusa di essere diventato un pericoloso anarchico e una taglia sulla testa da parte del generalissimo.
Vincitore del prestigioso premio Goncourt nel 2014, questo è un romanzo di memorie strutturato in modo alquanto particolare. Alle parole di Montse, madre dell’io narrante, si alternano quelle di George Bernanos. Il libro è pervaso dalla violenza di quei terribili anni ma, nello stesso tempo, trova momenti di lirismo e leggerezza soprattutto nell’uso di un misto di francese e spagnolo da parte dell’anziana Montse.
Un libro che consiglio a tutti coloro che cercano un racconto difficile da dimenticare, che si avvale di personaggi forti e apre un nuovo spiraglio sulla guerra civile spagnola.
Alcune note su Lydie Salvayre
Lydie Salvayre nasce nel 1948 a Autanville (centro-valle della Loira) da genitori spagnoli rifugiati, sfuggiti al franchismo durante la guerra civile.
Studia lettere moderne all'Università di Tolosa e si laurea anche in medicina: ha esercitato la professione dello psichiatra prima di dedicarsi integralmente alla scrittura.
Ha esordito nel 1990 con il romanzo La Dichiarazione, salutato dalla critica e insignito del Premio Hermès. Di lì ha pubblicato una quindicina di romanzi, che gli sono valsi svariati e importanti riconoscimenti, come Il Premio Novembre, il Premio Billetdoux e il Prix Goncourt.
Le sue opere sono tradotte in una ventina di lingue. In Francia è edita da illustri editori quali Le Seuil, Juillard e Verticales. In Italia, alcune sue opere sono state pubblicate da Bébert, Bollati e Boringheri, Feltrinelli, Guanda, L’Asino d’oro. Dal 2023, se ne occupa Prehistorica Editore.
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