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RECENSIONE: Dolcinisti in quota (Alexandre Vialatte)

Aggiornamento: 31 ago 2023




Autore: Alexandre Vialatte

Traduttore: Lamberto Santuccio

Editore: Prehistorica Editore, 2023

Pagine: 100

Genere: Narrativa straniera, Narrativa classica

Prezzo: € 9.00

Acquista: Libro


 

Trama

“Non ho mai il tempo di sbobinare un ventesimo di quanto accumuli”. Nel rispondere a questa urgenza, Alexandre Vialatte creò un vero e proprio genere, per poi spingerlo sino alla perfezione: la cronaca. Ne compose a centinaia, soprattutto per “La Montagna”, il grande giornale della regione francese dell’Alvernia; tra il 1952 e il 1971, pubblicò tutte le settimane, parlando in completa libertà di quello che desiderava. La libertà d’ispirazione è del resto l’unico vincolo di questo spirito libero che, da autentico spirito di montagna, si mostra capace di guardare alle cose dell’uomo con la leggerezza e gli occhi nuovi di un escursionista, di un flâneur, di un filosofo. Vialatte, con l’umorismo che lo contraddistingue, ci restituisce il tempo perduto.


Recensione

Questo volume è una raccolta si scritti che l’autore ha prodotto dal 1952 al 1971 per La Montagne, storico giornale dell’Alvernia. Per essere più precisi questo è il terzo libro della serie. La recensione degli altri due è possibile reperirla qui.


Le cronache, testi brevi e piacevoli, rappresentano la testimonianza di un'epoca in cui il fascino di una vita serena che scorreva tranquilla nella bella provincia dell'Alvernia lasciava gradualmente il posto al ritmo della vita cittadina moderna. L'autore è sorpreso e si finge divertito.


Nonostante il tono divertito, si si percepisce costantemente la disillusione, anche lo smarrimento di un uomo colto. Lo scrittore francese è un umorista triste, proprio come lo è Desproges vent'anni dopo. Le sue cronache sono quelle di un uomo di cultura che vede scomparire un mondo, e non è contento di quello che nasce davanti ai suoi occhi.


L'autore è abile nel trasformare il quotidiano e il banale in eventi incredibili, assurdi e sicuramente divertenti. Oltre a ciò ha il dono di abbozzare brillantemente persone, atmosfere e paesaggi; è un pittore, o meglio, una specie di stravagante e benevolo antropologo che studia con lucidità l'uomo nel suo ambiente.


Ogni capitolo si chiude con la celebrazione del Divino ed è preceduto da una sorta di sommario che riassume a cosa andrà incontro il lettore.


Una raccolta di brevi testi umoristici, ma anche nostalgici che consiglio a tutti coloro che cercano una lettura non ordinaria e di alta qualità. Consiglio di leggere anche la bella postfazione di Pierre Jourde in quanto aiuta a comprendere come sono costruite le cronache e indica il giusto approccio alla lettura.


 

Alcune note su Alexandre Vialatte

Alexandre Vialatte è figlio di un ufficiale. Di ceppo alverniate, la famiglia ha le radici ad Ambert, ma si trasferisce in svariate città seguendo i cambiamenti di guarnigione del padre: Tolosa, Brive, per poi far ritorno ad Ambert nel 1915, dopo la sua smobilitazione per ragioni di salute. Dapprima bambino sognatore e dotato di grande immaginazione, il giovane Alexandre Vialatte ama il disegno, la calligrafia, la poesia, ma anche l’esercizio, lo sport, il nuoto e l’equitazione. Quando si rivela la sua attitudine per la matematica, lui si avvia alla carriera militare e si prepara per l’Accademia navale. Nel 1913, stringe amicizia con i fratelli Paul e Henri Pourrat. L’amicizia con il primo è interrotta dalla sua morte nel 1923 e viene riportata sul secondo che, più grande di 14 anni e già scrittore, diverrà per Vialatte una figura di riferimento e un mentore in letteratura. Gli anni della giovinezza li passano nella loro Alvernia, cornice di frequenti escursioni sui monti del Livradois e del Forez. Fino alla morte di Henri. La loro amicizia darà luogo a una ricca corrispondenza.


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