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RECENSIONE: Friedl e i bambini di Terezín (Federico Gregotti)

Aggiornamento: 17 ott 2021



Voto: 4.5/5

Autore: Federico Gregotti

Editore: Einaudi Ragazzi, 2021

Pagine: 144

Genere: Narrativa per ragazzi, Storia

Prezzo: € 10.00

Acquista: Libro


 

Trama

Friedl Dicker-Brandeis, nata a Vienna nel 1898 e morta nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau nel 1944, è considerata una dei pionieri dell'arteterapia. Nel 1942 fu deportata a Terezín, il «ghetto modello» voluto dalla propaganda nazista. Lí organizzò laboratori creativi per bambini con lo scopo di riequilibrare, attraverso l'arte, il mondo interiore dei suoi giovani allievi, segnati dalla paura e dall'incertezza che vivevano quotidianamente. Per far sì che i loro disegni non andassero perduti e che la loro memoria non fosse cancellata, Friedl catalogò ogni lavoro, annotando il nome e l'età degli autori, quindi nascose le opere in due valigie che furono ritrovate alla fine della Seconda guerra mondiale. Si salvarono quasi 5000 disegni e dipinti, la maggior parte dei quali è conservata al Museo Ebraico di Praga.


Recensione

Immaginatevi per un attimo di trovarvi in un luogo dove non potete uscire, non potete mangiare quel che volete e nemmeno giocare come desiderate. Ora, pensate di avere in questo posto la possibilità di disegnare, che cosa fareste? Probabilmente su quei fogli raffigurereste farfalle, fiori, case di campagna: i vostri desideri, i vostri sogni.

È quello che hanno fatto i bambini di Terezín che danno il titolo al libro, circa quindicimila ragazzi ebrei che tra il 1941 e il 1945 hanno vissuto in questo campo di concentramento nella Repubblica Ceca.

Erano bambini arrivati dai ghetti dell’Europa dell’Est, dove la persecuzione da parte dei nazisti era iniziata da alcuni anni con le Leggi anti-ebraiche. Tra loro c’erano anche piccoli arrivati dagli orfanatrofi e bambini che nacquero lì.

Nonostante l’educazione scolastica dei bambini ebrei fosse vietata fin dai tempi dell’editto del 1940, che proibiva ai piccoli di frequentare la scuola, nel ghetto si ottenne il permesso di insegnare il disegno, il canto, l’artigianato.

A far disegnare i bambini fu Friedl Dicker-Brandeis, artista austriaca, deportata nell’autunno del 1944 ad Auschwitz. Lasciò due valigie piene di disegni eseguiti dai bambini: nascosti in una delle aule del campo, nel maggio del 1945, furono portati al museo ebraico di Praga dove sono tutt'ora custoditi.

Proprio questa straordinaria e toccante storia viene raccontata in questo libro.

L'autore introduce la biografia di Friedl Dicker-Branderis attraverso Andrea, un ragazzo di tredici anni che, nel presente, si reca a Praga con la famiglia per visitarla. Esso, durante la visita al museo ebraico, si ritrova di fronte a pannelli multimediali che alternano fotografie in bianco e nero risalenti agli anni Quaranta, brevi poesie e molti disegni di bambini. Accanto ad ogni disegno il nome e due date, quella di nascita e di morte. Il ragazzino si pone delle domande, che sono le stesse che può porsi il lettore ragazzino o adulto che trovano risposta nelle pagine successive.

Attraverso una scrittura pulita, semplice e rigorosa dal punto di vista storico, l'autore fa conoscere al lettore la commovente storia di questa pioniera dell'arteterapia senza dimenticare la parte più psicologica della donna che rende la storia ancora più vera.

Una unica nota negativa: all'interno di uno stesso capitolo sovente si hanno salti temporali che possono disturbare la fluidità della lettura.

Un libro destinato ai ragazzi, ma che consiglio anche agli adulti per non dimenticare le sofferenze e le speranze perdute di questi bambini e un invito a non cedere alla tentazione dell’oblio e a tenere sempre sveglia la nostra coscienza.


Alcune note su Federico Gregotti

Federico Gregotti (“nom de plume” che Federico Zoja ha scelto di portare in ricordo di sua zia Daniela) è nato nel 1971 ad Aosta. Insegna Lettere nelle scuole superiori.

Per EL-Einaudi ragazzi ha pubblicato la fiaba illustrata La bambina che collezionava tartarughe e, nel 2021, è prevista l’uscita del romanzo Friedl e i bambini di Terezín.

Ha pubblicato diverse opere di narrativa ispirate a celebri personaggi del mondo dell’arte quali Jan Vermeer, William Turner e Edward Hopper.

Dedicate all’arte delle donne, ha scritto le biografie romanzate di Marietta Robusti, pittrice veneziana figlia del Tintoretto, Properzia de’ Rossi, prima scultrice dell’età moderna, e Guglielmina Mazzini, artista genovese vissuta nel XIX secolo; è autore anche del giallo Le Giuditte, i cui protagonisti sono misteriosamente legati a quattro dipinti eseguiti da Artemisia Gentileschi, Lavinia Fontana, Fede Galizia e Giulia Lama che hanno per soggetto “Giuditta che decapita Oloferne”.




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