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RECENSIONE: I sette passi verso l'armonia (Thich Nhat Hanh)

Aggiornamento: 16 giu 2023




Autore: Thich Nhat Hanh

Traduttore: Giuseppe Maugeri

Editore: Garzanti, 2023

Pagine: 208

Genere: Saggi, Benessere

Prezzo: € 18.00 (cartaceo), € 9.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook


 

Trama

Quando, nei momenti più bui, avvertiamo l'urgenza di fare chiarezza dentro di noi e sulla realtà che ci circonda, veniamo presi d'assalto da mille interrogativi cui fatichiamo a trovare risposta. In questo nuovo libro Thich Nhat Hanh, ormai annoverato a pieno diritto tra i più grandi pensatori del nostro tempo, ci viene in soccorso e ci aiuta a riprendere in mano le redini della nostra vita. Meravigliosa sintesi della dottrina di Buddha,I sette passi verso l'armoniasi rivelerà per ciascuno di noi una preziosa guida: attraverso sette meditazioni impareremo a guardare in profondità, ad andare oltre l'apparenza delle cose, a spogliarci delle false credenze; soprattutto, faremo nostra l'arte di abitare felicemente il presente e comprenderemo come affrontare con consapevolezza il dolore. Liberi dalla paura, potremo finalmente abbracciare la dimensione spirituale e più autentica del nostro essere uomini.


Recensione

Questo libro è stato curato dagli studenti dell’autore, ormai annoverato a pieno diritto tra i più grandi pensatori del nostro tempo, e coglie l’essenza degli ultimi due anni di lezione di Thich Nat Hanh sull’arte della vita consapevole. In particolare, presenta gli insegnamenti ricavati da un ritiro condotto nel giugno 2014 presso il Plum Village Mindfulness Practice Center, in Fancia.


Secondo il maestro vietnamita le nostre sofferenze si basano su visione errate e solo liberandoci di esse si trova l’arte di vivere felicemente in pace e libertà. La prima visione errata di cui bisogna liberarsi è l’idea che ognuno di noi ha un sé distinto, tagliato fuori dal mondo. La seconda visione errata coincide con l’idea che siamo solo questo corpo e che quando moriamo cessiamo di esistere. La terza visione errata riguarda l’idea che ciò che stiamo cercando, felicità o altro, si trova al di fuori di noi, in un futuro lontano. Per liberarci di queste visioni esistono tre pratiche fondamentali: la concentrazione sulla vacuità, sull’assenza di segni e sull’assenza di scopo. Esse sono conosciute come le Tre Porte della Liberazione.


Vacuità, o vuotezza, significa sempre essere vuoto di qualcosa: una tazza è vuota d’acqua; una ciotola è vuota di minestra. Noi siamo vuoti di un sé separato e indipendente. Non possiamo esistere da soli, possiamo solo interessere con tutto ciò che esiste nel cosmo. La pratica mira a nutrire la comprensione risvegliata della vacuità nel corso di tutta la giornata. Dovunque andiamo, tocchiamo la natura della vacuità in tutte le cose con cui veniamo in contatto. Osserviamo profondamente la tavola, il cielo azzurro, un nostro amico, la montagna, il fiume, la nostra rabbia e la nostra felicità e vediamo che tutte queste cose sono vuote di un sé separato. Quando entriamo in contatto profondo con queste cose, comprendiamo la natura interessente e strettamente interrelata di tutto ciò che esiste. Vacuità non significa “non esistenza”: significa originazione interdipendente, impermanenza e non-sé. La vacuità è la Via di Mezzo tra l’esistente e il non-esistente. Un fiore bellissimo non “diventa” vuoto quando appassisce e muore: è già essenzialmente vuoto. Guardando in profondità, vediamo che il fiore è fatto di elementi di non-fiore: luce, spazio, nuvole, terra e coscienza. È vuoto di un sé separato e indipendente. L’essere umano non è indipendente dalle altre specie; per questo, per proteggere l’umanità dobbiamo proteggere le specie non umane. Se inquiniamo l’acqua e l’aria, i vegetali e i minerali, distruggiamo noi stessi. Dovremmo imparare a vedere noi stessi in cose che pensavamo esterne a noi, per dissolvere delle barriere artificiose.


L’assenza di segni è fondamentale per imparare a vedere la realtà per quello che è. In questa accezione, “segno” significa apparenza, oggetto della nostra percezione. Quando vediamo qualcosa, in noi si forma un’immagine o segno, in sanscrito laksana. Per esempio, l’acqua contenuta in un recipiente parallelepipedo ha quella forma come segno caratteristico; se si trova in un recipiente sferico, la “sfericità” è il suo segno caratteristico. Apriamo il frigorifero e tiriamo fuori qualche cubetto di ghiaccio: la caratteristica di quell’acqua è la solidità, il suo essere allo stato solido. I chimici chiamano l’acqua H2O, ma anche la neve sulle montagne e il vapore che esce dal bollitore sono H2O. Che H2O sia sferica o cubica, liquida, gassosa o solida dipende dalle circostanze. I segni, per noi, sono strumenti da utilizzare, ma non costituiscono la verità assoluta e ci possono portare fuori strada. Finché non raggiungiamo l’essenza priva di segni delle cose continuiamo ad avere paura e a soffrire. Prima di poter toccare H2O dobbiamo necessariamente abbandonare tutti i segni come la squadratezza, la sfericità, la durezza, la pesantezza, la leggerezza, l’alto e il basso. L’acqua per sé stessa non è né quadrata né rotonda né solida. Quando ci liberiamo dai segni possiamo penetrare nel cuore della realtà. Ma finché non saremo capaci di vedere l’oceano nel cielo, reste remo ancora prigionieri dei segni.


L’assenza di scopo riguarda il non voler ottenere nulla. Significa infatti saper vivere pienamente nel momento presente, nel qui e ora. Non c’è niente da fare, niente da realizzare, niente da programmare, nessuna agenda da tenere. Una rosa deve “fare” qualcosa? No, scopo di una rosa è “essere” una rosa. Il tuo scopo è “essere” te stesso. Non devi correre da nessuna parte per diventare qualcun altro: sei meraviglioso così come sei. Ciò ci permette di godere di noi stessi, del cielo azzurro e di ogni cosa risanatrice e curativa di cui disponiamo nel momento presente. Non c’è alcun bisogno di porci un obiettivo davanti agli occhi e poi di corrergli dietro. Abbiamo già tutto quello che cerchiamo, siamo già tutto quello che vorremmo essere. Sii te stesso. La vita è preziosa così com’è: tutti gli elementi della tua felicità sono già presenti. Non c’è alcun bisogno di correre, sforzarsi, cercare, combattere: occorre solo essere. Se si prova a praticare l’assenza di scopo anche solo per cinque minuti si vedrà quanto si è felice, in quei cinque minuti.


Un saggio chiaro e ben scritto che consiglio a tutti coloro che vogliono prendersi cura sé stessi e cambiare il proprio di vivere per avere più libertà, felicità, vitalità, compassione e amore.


 

Alcune note su Thich Nhat Hanh

Thich Nhat Hanh (1926-2022) è stato una delle figure più importanti della spiritualità mondiale. Monaco buddhista, poeta, studioso e attivista per la pace, è stato candidato al premio Nobel da Martin Luther King nel 1967. Con Garzanti ha pubblicato anche Il dono del silenzio (2015), Lettera d’amore alla Madre Terra (2016), Le quattro verità dell’esistenza (2016), Ogni istante è un dono (2017), Buddha vivente, Cristo vivente (2018), La mia casa è il mondo (2020) e Lo zen e l’arte di salvare il pianeta (2022).


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