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RECENSIONE: L'occhio della montagna (Sara Baume)

Aggiornamento: 20 gen 2023




Autore: Sara Baume

Traduttore: Ada Arduini

Editore: NN Editore, 2022

Pagine: 206

Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea

Prezzo: € 18.00 (cartaceo), € 8.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook


 

Trama

Nell'inverno successivo al loro primo incontro, Bell e Sigh si trasferiscono nella campagna irlandese più remota. Sono giovani, innamorati, stufi della città e delle rispettive famiglie, pronti a cominciare una nuova vita. La loro casa è ai piedi di un monte dalla sommità appiattita, corrosa dai venti e da una luce millenaria: Bell e Sigh lo guardano, certi che un giorno ci saliranno. Una stagione dopo l'altra, il loro quotidiano si riempie di cose piccole e importantissime, di gesti e riti ricchi di intimità, mentre le vecchie abitudini, il passato e perfino le parole perdono di consistenza. Il mondo di Bell e Sigh si restringe e perde i confini, indistinguibile da ciò che li circonda: gli occhi degli animali e i colori dei fiori, i suoni della pioggia sul terreno e i respiri del vento tra le rocce. Fino al giorno in cui il sentiero verso la cima del monte appare facile e accogliente, come l'invito di un vicino gentile. L'occhio della montagna è una profonda meditazione sull'amore, sulla natura, su come allontanarsi dal mondo per poterlo scoprire davvero. Sara Baume torna con la prosa poetica e visionaria di "fiore frutto foglia fango" a esplorare l'intensità dei sentimenti, quelli che ci legano come esseri umani, e quelli, più nascosti e inafferrabili, che ci uniscono a tutte le creature viventi.


Recensione

I protagonisti di questo romanzo sono due, Bell (Isabel) e Sigh (Simon). Ad un anno dal loro primo incontro, decidono di lasciare Dublino, la città in cui vivono, per trasferirsi, insieme ai loro due cani, in una casetta isolata nella campagna irlandese, ai piedi di una montagna per vedere cosa accade se due misantropi solitari provano a vivere insieme tagliando definitivamente i ponti con le vite precedenti.


Un cambio di vita radicale e coraggioso, in cui non c’è più spazio per doveri e convenzioni. Così, pagina dopo pagina, prende vita una sorta di isolamento volontario, in cui il contatto dei due protagonisti con gli altri esseri umani è ridotto all’essenziale. Quando si recano in paese, pur di non essere riconosciuti o ricordati, tentano dei travestimenti. La coppia costruisce pian piano un piccolo microcosmo fatto di abitudini e gesti che si ripetono. A dettare i tempi e le regole del quotidiano sono la natura, le loro esigenze, perlopiù fisiologiche, e quelle dei due cani, e compagni fedeli, Voss e Pip. Un microcosmo in cui le parole appaiono quasi superflue e le poche che rimangono, dopo qualche tempo, vengono soppiantate da una sorta di dialetto comprensibile solo a loro.


Belle e Sigh, anno dopo anno, vivono sempre più in simbiosi, condividendo ogni singolo istante e ogni singola esperienza. I due diventano una cosa sola, nonostante nel racconto siano totalmente assenti riferimenti al sesso o allo scambio di gesti d’affetto. A tratti, quasi ci si dimentica che Belle e Sigh siano una donna e un uomo.


La coppia ama la natura, ne fa parte e la rispetta. Detesta lo spreco. Tutto viene usato e consumato fino all’ultima goccia. Tutto, compresi i due protagonisti, appaiono consunti, sciatti e maleodorante. I loro denti malandati, i piumoni dei cani che puzzano, ma che continuano a rimanere al loro posto, le zecche conservate in vasetti di vetro, poi ammucchiati sul frigorifero. Nonostante ciò, essi, si affezionano alla loro roba, per loro diventa preziosa.


Tutto viene elencato, catalogato, misurato in un modo quasi maniacale, ossessivo, anche la spesa, la quantità di cibo acquistato, mangiato, consumato durante i loro anni di vita lì.


Il libro è un lungo racconto di ogni singolo dettaglio del quotidiano, delle stagioni che si alternano e del tempo che passa e che consuma corpi e oggetti. Un volume pregno di descrizioni, alcune anche molto poetiche, ma che non fanno da collante ad una vera e propria trama. Ciò può causare, a lungo andare, un calo di interesse da parte del lettore. Nonostante ciò, l'autrice scrive molto bene ed è abile nel trasformare la sua grande immaginazione in parole poetiche ed efficaci.


Un romanzo che consiglio a tutti coloro che sono alla ricerca di una lunga esperienza meditativa sulla natura e sull'amore.


 

Alcune note su Sara Baume

Sara Baume è nata nel Lancashire e cresciuta in Irlanda. I suoi racconti e saggi sono usciti sull’IrishTimes, sul Guardian e su Granta, e sono stati premiati con il Davy Byrnes Award, l’Hennessy New Irish Writing Award, e il Rooney Prize. fiore frutto foglia fango, il suo romanzo d’esordio, è stato finalista al Costa Award, al Guardian Award, al Desmond Elliott Prize e al Los Angeles Times Book Prize.


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