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RECENSIONE: La nave sepolta (Simon Stone)

Immagine del redattore: Dalla carta allo schermoDalla carta allo schermo



Regista: Simon Stone

Interpreti: Carey Mulligan, Ralph Fiennes, Johnny Flynn, Ben Chaplin, Ken Stott, Monica Dolan

Anno: 2021

Durata: 112 minuti

Genere: Drammatico, Storico



 

Trama

Alle soglie della Seconda guerra mondiale, una ricca vedova chiede a un archeologo dilettante di occuparsi degli scavi di alcuni tumuli nella sua proprietà. Quando fanno una scoperta di portata storica, risuonano gli echi del passato britannico mentre la nazione si prepara a un futuro incerto.


Recensione

Inghilterra, 1938. La nobildonna Edith Pretty, vedova di un colonnello, è proprietaria di un immenso terreno nel Suffolk ed è determinata a scoprire se questi nasconda sotto di esso dei tesori di un lontano passato.


La donna assume così Basil Brown, un archeologo dilettante di mezz'età spinto da una grande passione ma poco considerato dai suoi colleghi più affermati. L'uomo si getta a capofitto nell'incarico, convinto anch'esso che quella zona possa celare antiche reliquie dimenticate.


Il suo intuito non sbaglia e infatti Basil scopre che sotto una collinetta si trovano i resti di una nave risalente al periodo anglosassone, utilizzata come dimora tombale di un re. Ma quando la notizia arriva alle orecchie dell'opinione pubblica, l'interesse del British Museum e delle autorità per una scoperta di tale importanza rischia di compromettere il compito di Basil, mentre Edith manifesta dei problemi di salute sempre più gravi.


L'omonimo romanzo di John Preston reimmaginava gli eventi realmente accaduti nel 1939, durante gli scavi di Sutton Hoo, ancor oggi considerati tra le più grandi opere di recupero di oggetti antichi nella storia britannica.

Il film mantiene la propria identità narrativa, anche se il susseguirsi di eventi complica la corretta introduzione ai personaggi principali e alla vicenda. Un difetto comunque trascurabile col procedere della storia, che riesce a donare il corretto spazio a ognuno di loro e ad ammantarsi di pagine emotivamente intense.


Al suo secondo lungometraggio, il regista e attore australiano dimostra una certa personalità nella messa in scena; non mancano sequenze suggestive suggellate dall'ottimo slancio fotografico, con panorami in campo aperto che tolgono il fiato in più occasioni e permettono di soprassedere su una sceneggiatura non esente da sbavature.


L'eccellente cura per ambientazioni e costumi, una maniacale attenzione per le scene madri e lo spettro della Seconda Guerra Mondiale che aleggia costantemente, favoriscono un equilibrio di toni e atmosfere, con le figure secondarie che acquistano sempre più spazio e innestano interessanti sottotrame.

La scelta di utilizzare spesso i dialoghi fuori campo anche quando si introducono nuove situazioni risulta a tratti poco precisa, così come l'eccessiva drammatizzazione di certi passaggi fondamentali. Nel suo complesso, però, l'insieme funziona e in due campi risulta eccezionale. Il primo riguarda l'ipnotica e malinconica colonna sonora e il secondo è il grande cast le cui interpretazioni sono spettacolari.


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