Autore: Stefano Ardito
Editore: Laterza, 2022
Pagine: 328
Genere: Sport, Alpinismo, Montagna
Prezzo: € 24.00 (cartaceo), € 13.99 (ebook)
Trama
I ghiacciai e le vette del Monte Bianco, le sue pareti di granito e le sue creste di neve dove s'incontrano Italia, Francia e Svizzera, formano paesaggi di straordinario fascino. La prima ascensione ai 4810 metri della cima è stata compiuta nel 1786 da Jacques Balmat e Michel-Gabriel Paccard. Da allora, uomini e donne d'avventura come Edward Whymper e Albert Frederick Mummery, Giusto Gervasutti e Walter Bonatti, Christophe Profit, Catherine Destivelle e tanti altri hanno compiuto imprese straordinarie. Il libro racconta le loro speranze, i loro trionfi, le tragedie che hanno segnato questi due secoli e mezzo. E ancora, l'evoluzione dei materiali e delle tecniche di progressione, dei rifugi e degli impianti di risalita. Il Monte Bianco, da secoli, è anche un perno della storia d'Europa. Per il Piccolo San Bernardo sono passati soldati, pellegrini e mercanti. Nel 1924, a Chamonix, sono nate le Olimpiadi invernali. Attraverso il Col de la Seigne, nel 1940, l'esercito dell'Italia fascista ha attaccato la Francia già invasa dalle armate di Hitler. Infine sono arrivati il Traforo del Monte Bianco, il boom del turismo estivo e invernale, le corse in montagna e il cambiamento climatico con il drammatico ritiro dei ghiacciai
Recensione
Libri che parlano del Monte Bianco ve ne sono parecchi, ma esaustivi e aggiornati come questo ve ne sono pochi.
L’autore fa raccontare la conquista da parte di Balmat e Paccard dell’8 agosto del 1786 a un puntiglioso austriaco armato di cannocchiale e taccuino, il barone Adolf Traugott von Gersdorf, l’unico testimone oculare dell’evento. Da questo momento in poi il ritmo del racconto è sorprendente, pare televisivo e l’inquadratura geopolitica e storica è rapida e puntuale: l’impresa dei due chamoniardi nasce in un’Europa le cui élite si occupano di filosofia, viaggiano tra le capitali dell’antichità classica, costruiscono e inventano macchine e consolidano il pensiero scientifico. Le cime delle montagne sono scienza, conoscenza e ambizione. Per certi versi ancora oggi è così e l’autore, che il Monte Bianco lo ha salito più volte, ci racconta che il tetto d’Europa è anche oggi così: i cambiamenti climatici e il loro monitoraggio, come la comprensione dei ghiacciai e delle loro dinamiche esigono un approccio scientifico e passione per la natura. Come non c’è dubbio che la conoscenza e l’ambizione siano ancora due motori che ci spingono verso la vetta.
Il Monte Bianco è la cima più alta d’Europa, non ci sono dubbi e i fanatici delle “Sette vette” se ne diano pace. Le cime infatti hanno solo il valore di cumuli di sassi e ghiaccio finché l’uomo non gliene dà uno culturale, sportivo e perfino spirituale. Lo sosteneva il grande Walter Bonatti, che del Monte Bianco fece il suo regno sportivo e ideale. Noi italiani dovremmo anche rivendicare la condivisione della vetta, che ci hanno scippato prima i geografi e poi con furbastro traccheggio i burocrati francesi
.
In questo appassionante libro sul Monte Bianco irrompe tumultuosa la Storia. Parte da lontano, ma nemmeno troppo. Charles De Sales ci dice che a metà del 1600 i parroci, l’arcivescovo e i valligiani organizzarono processioni e novene per chiedere a Dio di fermare la poderosa avanzata dei ghiacciai, che dai “monti orribili” scendono fino a minacciare il fondovalle. La storia appassionante ci conduce allo scienziato e filosofo ginevrino De Soussure, l’ispiratore colto della prima salita, che incita e premia Balmat e Paccard. Oltre alle formidabili imprese alla lotta coll’Alpe, ne son successe di cotte e di crude tra i signori del Monte Bianco, tanto che non di rado si son trovati a discuterne poi nei tribunali.
Dopo la prima volta, ecco anche il grande Whymper. Sono i tempi di Napoleone e le sue guerre che fermano l’esplorazione alpina, che riprende con Goethe, Hugo, Byron, Shelley che si affacciano dai balconi di Brevant e Montenvers. È una storia che scorre fluente fino alla nascita della Società delle Guide di Chamonix, che accompagneranno e faranno la storia dell’alpinismo insieme ai colleghi di Courmayeur. E il gioco diventa formidabile, come racconta l’autore, con dettagli e particolari ricchi e curiosi, pieni di persone e luoghi. Una vetta dopo l’altra, uomini e donne si cimentano su pareti, nevai e creste di montagne che a volte si scrollano di dosso i fastidiosi ospiti che con insistenza tentano di salirle.
Il racconto dall’inizio del 1900 fino ad oggi è riassunto nei diversi titoli dei capitoli che possono sembrano relativi ad un libro di alpinismo, ma che in realtà sono quelli di un avvincente racconto letterario di uomini e montagne.
Sono migliaia i nomi di alpinisti francesi, italiani, svizzeri, inglesi e di altre decine di nazionalità che lo scrittore cita e tratteggia con sintesi precise, spesso con risvolti aneddotici. Altrettanti sono i toponimi che cita e illustra della geografia del Monte Bianco.
Un libro da consigliare per le scuole, i giovani, ma anche per gli anziani pieni di ricordi. Un nome emerge su tutti e chiude il libro, quello di Walter Bonatti. Non poteva essere altrimenti.
Alcune note su Stefano Ardito
Stefano Ardito è fotografo, regista di documentari, autore di numerosi libri sulle montagne d’Italia e del mondo, escursionista, alpinista, viaggiatore (ha percorso i sentieri delle montagne di tutto il mondo tra cui Himalaya, Karakorum, Borneo, montagne dell'Africa, Messico, Aconcagua, Patagonia, parchi degli USA e del Canada, massicci del Mediterraneo ecc.). È una delle firme più note del giornalismo di montagna e di viaggi italiano; i suoi reportage e le sue inchieste sono stati pubblicati da «Airone», «Repubblica», «Il Venerdì», «Alp», «Meridiani» e «Specchio», settimanale de «La Stampa». Scrive per «Il Messaggero», «Meridiani Montagne», «Qui Touring», «Plein Air» e altre testate. Ha collaborato come autore a vari programmi Rai (tra questi Wilderness - La nostra Terra, presentato da Reinhold Messner), ha partecipato come ospite o consulente a Linea Verde, Tesori di famiglia e Senti la montagna ei suoi documentari sono andati in onda per vent’anni nel programma quotidiano Geo&Geo. In seguito all'esperienza di presentatore, si è dedicato alla realizzazione di documentari, prima come consulente e co-autore, e poi come regista.
Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo: Il gigante sconosciuto. Storie e segreti del Kangchenjunga, il terzo Ottomila (Corbaccio, 2016), Alpi di guerra, Alpi di pace (Corbaccio, 2015), vincitore del Premio Cortina Montagna 2015, Le grandi scalate che hanno cambiato la storia della montagna (Newton Compton, 2014), La grande avventura (Corbaccio, 2013), 101 luoghi archeologici d’Italia dove andare almeno una volta nella vita (Newton Compton, 2013), 101 storie di montagna che non ti hanno mai raccontato (Newton Compton, 2011) e Alpini, una grande storia di guerra e pace (Corbaccio 2019).
Negli anni ha ideato (o collaborato a ideare) numerosi itinerari di trekking attraverso l’Italia come i quattro percorsi commissionati e pubblicati da «Airone» (Siena-Argentario, Conero-Sibillini, Pavia-Portofino e Roma-Circeo), il tratto laziale del Sentiero Italia e il sentiero Firenze-Roma, inaugurato nel 1996. È stato tra gli ideatori e i promotori del Sentiero Italia, il percorso che attraversa le Alpi, l’Appennino e le isole maggiori, ancora in parte incompiuto.
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