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RECENSIONE: Vita nell'oro e nel blu (Andrea Pomella)

Aggiornamento: 23 apr




Autore: Andrea Pomella

Editore: Einaudi, 2025

Pagine: 384

Genere: Narrativa italiana, Narrativa moderna e contemporanea

Prezzo: € 21.00 (cartaceo), € 10.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook



Trama

Ci sono vite talmente grandi che sembrano inventate, come certe epoche del mondo. Come la luce che alla fine degli anni Cinquanta si spandeva su piazza del Popolo a Roma nell’ora del tramonto. Sfiorati da quella luce, un gruppo di giovani seduti ai tavoli del bar Rosati – capelli alla moda, sigarette agli angoli della bocca, Clarks ai piedi – guardano in cagnesco la città che rifiorisce dalle macerie della guerra. I loro nomi sono Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa e Francesco Lo Savio. Vengono dal popolo e stanno per prendersi la scena culturale e mondana del Paese. Da lì a poco infatti diventeranno i pittori comunisti che folleggiano con le principesse, bocconi succulenti per i paparazzi e inventori di nuove mitologie pagane. Ma intanto vivono la loro gioventù, lanciando la sfida ai geni artistici d’oltreoceano – Warhol, Rauschenberg, Johns – e frequentando Ungaretti, Moravia, Guttuso, gli Agnelli e i Rolling Stones. Mario Schifano è un profugo della Libia italiana che porta inciso sulla pelle il marchio del miraggio imperialista di Mussolini. Franco Angeli nasce a Roma, nel quartiere di San Lorenzo, in una famiglia perseguitata dal fascismo. Tano Festa e Francesco Lo Savio, nonostante i cognomi diversi, sono fratelli. Il primo passa i pomeriggi sulla scalinata di Trinità dei Monti a distribuire poesie ai passanti. Il secondo, fragile e inquieto, sviluppa un pensiero radicale che lo porta ben presto a isolarsi da tutto e da tutti. Sono «i maestri del dolore», come li chiama un gallerista romano storpiando il titolo di una famosa collana di monografie d’artista. Ciascuno vive la sua «ora d’oro» attraversando la “café society” degli anni Sessanta in una Roma che è tornata a essere il centro del mondo. Conquistano le donne più ambite, vanno a vivere in lussuosi palazzi aristocratici, viaggiano in ogni continente, guadagnano e scialano in modo compulsivo, si tradiscono fino a tentare di ammazzarsi l’un l’altro, mettono su famiglie e le distruggono, soprattutto dipingono come ossessi, senza tregua, firmando opere che segnano l’immaginario iconografico italiano della seconda metà del Novecento. Ma «l’ora d’oro» – quel particolare tipo di luce che c’è solo a Roma, al tramonto, e che fa sembrare i palazzi di velluto – dura pochissimo, poi arriva «l’ora blu», quella dell’ombra che anticipa la notte. Il clima del Paese cambia e i loro nomi sprofondano nell’oblio. Affrontano gli anni della caduta, dello scivolamento verso la follia, gli arresti, la tossicodipendenza, i ricatti della malavita, i ricoveri in ospedali e manicomi. Dando forma a un’epopea che si dipana lungo mezzo secolo di storia d’Italia, Andrea Pomella scrive il romanzo avventuroso di quattro esistenze indimenticabili, capaci di toccare con mano – e restituirci – l’indifesa bellezza della vita.


Recensione

In questo romanzo, l'autore restituisce al lettore un affresco, imbevuto di tragicità, sugli artisti di Piazza del Popolo: Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa e Francesco Lo Savio.


I quattro sono di estrazione proletaria, fanno un’arte popolare e sono tutti decisi a fare la guerra contro il conformismo. È la nascita della Pop Art italiana, che Schifano anticipa, perfino, a iniziare dalla Coca Cola, prima di Andy Warhol, pur avendo sognato l'America attraverso il cinema e i fumetti. All'inizio lavora in un museo etrusco per racimolare qualche lira, ma anziché dai maestri etruschi viene folgorato dalle vernici industriali usate da una squadra di geometri che dipingevano dei paletti per le misurazioni di bianco e nero. Tutti creano opere d’arte e si muovono in una Roma che, dopo il trauma della guerra, non cerca solo di ricostruire, vuole prendersi tutto, ad ogni costo.


L’ingordigia del desiderio genera anche allontanamenti e decadenza e, se Lo Savio viene progressivamente estruso dai nuovi eroi dell’arte contemporanea, gli altri conoscono la dipendenza, gli internamenti, i ricatti.


Il romanzo si concentra sulla dolce vita romana che, sotto la superficie di godimento, nasconde contraddizioni e disperazione.


Marina Ripa di Meana, Jack Kerouac, Sandro Penna, Goffredo Parise, Mick Jagger, Isabella Rossellini sono solo alcuni dei personaggi che si incontrano lungo le pagine del romanzo, in un tempo in cui era possibile conquistare il mondo e trovarselo nel salotto di casa.


Un periodo in cui dove a casa di Marina Lante della Rovere vi è un via vai di artisti e poeti e scrittori e attori e si fa vita sociale e libertina.


Il libro procede per aneddoti, ma il presagio della fine è una presenza costante, l’abbondanza si avverte provvisoria e il crollo imminente.


Quello che invece è solida è la ricerca di documenti da parte dell'autore che riesce bene a mescolare ricostruzione storica e invenzione.


La vita di Schifano, di Festa, Angeli e Lo Savio, non vuole essere una nota biografica, ma vuole essere un ritratto di vite di artisti che hanno calcato la dolce vita capitolina in cui aleggia un sentimento collettivo e universale di inadeguatezza.


Tutti, in questa cornice, tentano di galleggiare sulla superficie delle cose, salvo poi riconoscersi solitari, destinati a perdersi in una notte disperata.


Un libro che consiglio a tutti coloro che vogliono perdersi nei meandri della dolce vita in cui ricchezza e sfacelo vanno a braccetto.



Alcune note su Andrea Pomella

Andrea Pomella è nato a Roma nel 1973. Ha pubblicato per Einaudi L'uomo che trema (2018, Premio Napoli 2019 e Premio Wondy 2020), I colpevoli (2020), Il dio disarmato (2022) e Vite nell'oro e nel blu (2025). Ha scritto anche Il soldato bianco (Aracne 2008), 10 modi per imparare a essere poveri ma felici (Laurana 2012), La misura del danno (Fernandel 2013), Anni luce (Add 2018) e A Edimburgo con Irvine Welsh. Il sogno di un dio folle (Perrone 2023). Scrive su «Doppiozero» e insegna alla Scuola del Libro di Roma e alla Holden di Torino


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