RECENSIONE: Adele (Anna Vivarelli)
- Dalla carta allo schermo

- 14 minuti fa
- Tempo di lettura: 3 min


Autore: Anna Vivarelli
Editore: Sinnos, 2024
Pagine: 212
Genere: Narrativa italiana, Narrativa per ragazzi
Prezzo: € 15.00
Acquista: Libro
Acquista sito editore: https://www.sinnos.org/prodotto/adele/
Trama
Adele abita in un grande palazzo signorile. O meglio: vive nella portineria del palazzo. Suo padre è operaio in fabbrica, sua madre è la portinaia. Da lì, Adele guarda il mondo con curiosità e intelligenza, aprendosi, anche grazie al suo legame speciale e inaspettato con Giulio, che abita al piano nobile, a desideri e aspirazioni nuove. E quando si troverà a uscire fuori dal cortile, Adele troverà altri confini da valicare e altri muri da abbattere. In un mondo regolato da norme di convenienza, si fa e non si fa, questo sta bene e questo è peccato, Adele va in cerca della felicità, silenziosa, caparbia, pronta al nuovo.
Recensione
Con Adele, Anna Vivarelli firma un intenso romanzo di formazione ambientato nella Torino degli anni Sessanta, capace di intrecciare con grande sensibilità storia personale e contesto sociale. La protagonista è una ragazza che cresce nella portineria di un palazzo signorile: uno spazio fisico e simbolico che diventa metafora della sua condizione esistenziale, sospesa tra mondi diversi, tra chi abita e chi serve, tra possibilità intraviste e limiti imposti.
Adele è figlia di una portinaia e di un operaio. La sua infanzia viene brutalmente interrotta dalla morte del padre, evento che segna un punto di non ritorno nella sua vita. A questo dolore si aggiunge l’allontanamento dalla madre, che la costringe a crescere troppo in fretta e a fare i conti con una solitudine profonda. Vivarelli racconta queste fratture con grande delicatezza, evitando ogni eccesso melodrammatico e affidandosi invece alla forza dei gesti quotidiani, dei silenzi, delle osservazioni interiori della protagonista
.
Uno degli elementi più riusciti del romanzo è proprio lo sguardo di Adele: uno sguardo attento, curioso, mai rassegnato. Dalla sua posizione “di confine”, la ragazza osserva le dinamiche sociali del palazzo e del quartiere, cogliendo con lucidità le distanze tra le classi, le ingiustizie implicite, ma anche le contraddizioni degli adulti. È una consapevolezza che non nasce dalla rabbia, bensì dal desiderio di capire e di trovare un posto nel mondo che non sia già stato deciso per lei.
Il rapporto con Giulio, ragazzo che appartiene a un ambiente sociale molto diverso dal suo, rappresenta un passaggio fondamentale nel percorso di crescita di Adele. Non si tratta solo di un legame affettivo, ma di un incontro che mette in discussione ruoli, aspettative e confini. Attraverso questa relazione, Adele si confronta con ciò che la separa dagli altri, ma anche con ciò che la rende libera di scegliere, di desiderare, di immaginare un futuro diverso.
Un tema centrale del romanzo è lo studio come strumento di emancipazione. Per Adele, imparare non è solo un dovere scolastico, ma un atto di resistenza e di affermazione personale. La cultura diventa il mezzo attraverso cui provare a superare i limiti sociali e familiari, senza però rinnegare le proprie origini. In questo senso, Adele è anche un romanzo sulla dignità, sul valore della determinazione e sulla possibilità di cambiare senza perdere se stessi.
La scrittura dell'autrice è limpida, misurata, profondamente empatica. L’autrice riesce a parlare a lettori e lettrici giovani senza semplificare, affrontando temi complessi come la perdita, la disuguaglianza sociale e la costruzione dell’identità con grande rispetto e autenticità. Il contesto storico non è mai mero sfondo, ma parte integrante della storia, capace di dialogare con il presente e di rendere il romanzo attuale anche per i lettori di oggi.
Una lettura che colpisce per la sua onestà e per la forza silenziosa della sua protagonista. Un libro che invita a riflettere su cosa significhi crescere, scegliere e trovare la propria voce, anche, e soprattutto, quando il punto di partenza sembra essere ai margini.
Un libro che si rivolge a un pubblico ampio e trasversale. È particolarmente indicato per adolescenti e giovani adulti, che possono ritrovare nella protagonista domande, fragilità e desideri tipici dell’età della crescita, ma anche per lettori adulti interessati a storie realistiche e sociali, capaci di raccontare il Novecento italiano attraverso vicende intime e profondamente umane.
Il romanzo si presta molto bene anche alla lettura in ambito scolastico: insegnanti ed educatori possono usarlo come punto di partenza per riflettere su temi quali le disuguaglianze sociali, il valore dello studio come strumento di emancipazione, il contesto storico degli anni Sessanta e la struttura del romanzo di formazione. Allo stesso tempo, è una lettura adatta a chi cerca storie di resilienza e di costruzione dell’identità, raccontate senza retorica ma con uno sguardo empatico e partecipe.
Alcune note su Anna Vivarelli
Anna Vivarelli vive e lavora a Torino. Laureata in filosofia, ha esordito come autrice teatrale e radiofonica e ha scritto il suo primo libro per ragazzi nel 1994. Da allora ha pubblicato moltissimi libri, di cui alcuni tradotti all’estero. Nel 2010 ha ricevuto il Premio Andersen come migliore autrice italiana.



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