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RECENSIONE: Arte e scienza (Eric R. Kandel)


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Autore: Eric R. Kandel

Traduttore: Silvio Ferraresi

Editore: Raffaello Cortina Editore, 2025

Pagine: 240

Genere: Saggi, Neuroscienze

Prezzo: € 26.00

Acquista: Libro



Trama

Quando guardiamo un’opera d’arte, spesso sperimentiamo una risposta emotiva, ma le cause delle nostre reazioni sono complesse. La conoscenza del perché rispondiamo proprio in questo modo all’arte affonda le radici nella scienza – nella psicologia e nella biologia. Ma come scaturiscono tali risposte? Il nostro cervello è una macchina creativa che apporta a qualsiasi immagine certi processi innati e universali correlati alla percezione sensoriale, ma anche processi di ordine superiore legati alle nostre esperienze personali, ai ricordi e alle emozioni. Comprendere come questi processi cerebrali inconsci interagiscono per creare la nostra risposta all’arte è una delle grandi sfide per l’attuale scienza del cervello.


Recensione

In questo saggio Eric R. Kandel affronta una delle sfide più ambiziose del pensiero contemporaneo: mettere in relazione l’esperienza artistica con il funzionamento del cervello umano. Neuroscienziato di fama mondiale e premio Nobel per la Medicina, Kandel porta in questo libro il rigore della ricerca scientifica in un territorio tradizionalmente dominato dalla filosofia, dalla storia dell’arte e dalla critica estetica. Il risultato è un’opera che stimola, convince e allo stesso tempo solleva interrogativi non marginali.


Il punto di partenza dell’autore è che l’esperienza estetica non sia un fenomeno puramente astratto o culturale, ma un evento biologico complesso. Quando osserviamo un’opera d’arte, il nostro cervello attiva una serie di processi che coinvolgono la percezione visiva, le emozioni, la memoria e le associazioni personali. Kandel distingue con chiarezza tra meccanismi percettivi di base, condivisi da tutti gli esseri umani, e processi di ordine superiore, profondamente influenzati dall’esperienza individuale. In questo equilibrio tra universalità e soggettività risiede uno dei nuclei teorici più solidi del libro.


Per sostenere la propria tesi, Kandel ricorre all’analisi di numerosi artisti della tradizione occidentale, da Leonardo e Giorgione fino a Tiziano, Goya, Manet, Klimt e Chagall. Le opere non vengono trattate come semplici esempi illustrativi, ma come casi di studio attraverso cui interrogare il modo in cui il cervello risponde a forma, colore, composizione e ambiguità visiva. L’uso delle immagini è centrale e contribuisce a rendere il testo accessibile e visivamente coinvolgente, soprattutto per il lettore non specialista.


Dal punto di vista divulgativo, il volume è indubbiamente riuscito. Kandel scrive con chiarezza, evitando il linguaggio eccessivamente tecnico e accompagnando il lettore passo dopo passo nella comprensione dei concetti neuroscientifici. La sua capacità di rendere comprensibili processi cerebrali complessi senza banalizzarli rappresenta uno dei maggiori punti di forza del libro.


Tuttavia, proprio l’ambizione di spiegare l’arte attraverso la scienza costituisce anche il principale terreno critico dell’opera. Sebbene l'autore precisi più volte di non voler ridurre l’arte a una reazione neuronale, il rischio di una lettura parzialmente riduzionista rimane. La centralità attribuita ai meccanismi cerebrali, infatti, tende talvolta a lasciare in secondo piano le dimensioni storiche, sociali e politiche dell’arte, che pure contribuiscono in modo decisivo al significato delle opere.


Inoltre, la scelta di concentrarsi quasi esclusivamente sulla tradizione artistica occidentale limita la portata universale di alcune conclusioni. Se l’obiettivo è comprendere come il cervello umano risponde all’arte, resta aperta la domanda su come queste dinamiche possano variare in contesti culturali differenti, un aspetto che il libro tocca solo marginalmente.


Nonostante questi limiti, il libro resta un contributo importante al dibattito sulla neuroestetica e, più in generale, sul rapporto tra scienza e discipline umanistiche. Il libro non pretende di offrire risposte definitive, ma invita il lettore a ripensare il proprio modo di guardare l’arte, riconoscendo che l’esperienza estetica nasce dall’incontro tra un’opera, un cervello e una storia personale.


In definitiva, il valore del libro di Kandel non risiede tanto nella pretesa di spiegare l’arte, quanto nella sua capacità di aprire uno spazio di dialogo tra due saperi spesso considerati inconciliabili. Un dialogo che non chiude il mistero dell’arte, ma lo rende, paradossalmente, ancora più interessante.


Un saggio consigliato innanzitutto a lettori interessati al dialogo tra discipline, in particolare a chi si muove tra arte, psicologia, neuroscienze e filosofia della mente. È una lettura adatta a studiosi, studenti universitari e appassionati colti, che desiderano approfondire l’esperienza estetica da una prospettiva scientifica senza rinunciare alla complessità del fenomeno artistico. Il libro può risultare stimolante anche per storici dell’arte e critici, soprattutto come strumento di confronto: non tanto per trovare nuove interpretazioni storico-critiche delle opere, quanto per interrogarsi sul ruolo della percezione e del cervello nella fruizione artistica.


Alcune note su Eric R. Kandel

Eric R. Kandel insegna alla Columbia University di New York e nel 2000 ha vinto il premio Nobel per la medicina. Nelle nostre edizioni ha pubblicato Psichiatria, psicoanalisi e nuova biologia della mente (2007), L’età dell’inconscio (2016) che ha vinto il Bruno Kreisky Award per la letteratura, il massimo riconoscimento letterario austriaco, Arte e neuroscienze (2017) e La mente alterata (2018).


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