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RECENSIONE: Colpo gobbo (Franz Bartelt)

Aggiornamento: 11 ott




Autore: Franz Bartelt

Traduttore: Giuseppe Girimonti Greco, Ezio Sinigaglia

Editore: Prehistorica Editore, 2023

Pagine: 200

Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea

Prezzo: € 17.00

Acquista: Libro


 

Trama

"Io, quando ci do dentro a bere, mi fermo fra trenta e quaranta. Sempre birra. Non mischio mai. Trenta o quaranta birre, ce n’è abbastanza – credo – per vedere il mondo a colori. Più di così, sarebbe un vizio, una droga, una brutta china..." Pur non disdegnando l’alcol il bizzarro protagonista di questa storia non è un poco di buono; è un “tipo di sinistra” in fondo, “che ai soldi non bada mica” – dice. Certo, le ferme convinzioni di questo filosofo da bancone sono messe a dura prova questa sera, la sera in cui, in una bettola, incontra “l’idiota” (un altro?): un tipo “sbronzo marcio”, che si vanta di possedere un sacco di grana. È dal torbido – del malto e dell’animo umano – che Franz Bartelt (già premio Goncourt) attinge, in questo romanzo dalle tinte ambrate ma che l’ironia e uno spiccato gusto per l’iperbole impediscono di aderire completamente al genere noir; un fuoco d’artificio piuttosto, una barzelletta sporca forse, una fiaba nera tesa a suscitare sorpresa, umorismo e terrore. Un romanzo ancor più necessario di questi tempi, per ribellarsi alla censura della cancel culture e al livellamento dello stile ormai imperanti.


Recensione

Primo romanzo che leggo dell’autore che riesce a creare una storia esilarante e insolita, sia nei dialoghi che nella sceneggiatura.


Il libro narra la storia dell'incontro di due uomini che sembrano completamente opposti.


Il narratore risulta piuttosto pretenzioso, un antieroe convinto della sua intelligenza e intraprendenza. Un uomo di sinistra profondamente favorevole alla condivisione della ricchezza, un alcolista, un poeta e un disoccupato incallito dato che il lavoro non fa proprio per lui. Per vivere, per pagarsi le birre e soprattutto per soddisfare la sua dolce metà, Karine, per la quale il denaro ha virtù particolarmente afrodisiache, commette talvolta qualche furtarello.


Così, quando una sera al bar vede un ragazzo due volte più ubriaco di lui, che respira ricchezza da tutti i pori della pelle, segue quell'idiota, così viene definito, fino a casa con l’intenzione di fare soldi facili.


Con molta malizia, il nostro puma, come si descrive lui stesso, si intrufola nella casa dell'idiota ormai addormentato.


Il protagonista è abile, astuto, privo di emozioni e paziente, appunto, come un puma. Caratteristiche che fanno pensare il tutto vada alla perfezione, ma in realtà nulla procede come previsto.


L’idiota, il cui vero nome è Jacques Cageot Dinguet, gli appare davanti inaspettatamente, con un'arma in mano.


Il ladro dilettante, improvvisamente un po' meno orgoglioso, propone quindi al suo ospite di restituire il bottino e di separarsi da buoni amici.

Jacques sembra un uomo ragionevole, calmo, gentile, altruista e … assolutamente non ubriaco.


Come per punizione, il ladro si ritrova ad essere ostaggio e docile servitore. Il suo primo compito è quello di scavare una buca in cantina per seppellire il suo predecessore, il cui cadavere fresco giace ancora in una stanza vicina.


Viene tenuto prigioniero, ma può avere accesso, se lo desidera, alla palestra, alla biblioteca, alla televisione che gli offre ben settecentocinquanta ore di video di televendite.


Per non finire nel seminterrato, l’ormai vittima fa il gioco del suo rapitore, aspettando che si presenti l'occasione.


Tra i due, con il tempo, si stabilisce un legame fortissimo che ricorda molto la sindrome di Stoccolma.


I due uomini a volte si confrontano, a volte si rispettano, e in tutto il romanzo offrono dialoghi assolutamente strabilianti.


Si può pensare che questo romanzo sia un thriller o un noir, ma nessuno di questi due generi lo classifica in senso stretto. Certo, troviamo un uomo prigioniero di un sociopatico, la cui cantina somiglia a una fossa comune, ma alla fine è solo uno sfondo, una situazione che, in qualsiasi altro autore, sarebbe assolutamente orribile ma che per lo scrittore francese è solo una scenografia teatrale da cui trae le idee più stravaganti e surreali.


Ogni personaggio è uno scherzo ambulante, che si tratti dei due protagonisti principali o degli altri partecipanti, soprattutto donne.


Consiglio questo romanzo a tutti coloro che cercano una storia che riesce ad intrigare abbastanza da tenere con il fiato sospeso e che mette in scena un sorprendente finale.

 

Alcune note su Franz Bartelt

Franz Bartelt è figlio di un ebanista polacco e di madre normanna, nasce in Francia nel 1949, e con la famiglia si stabilisce nelle Ardenne. Impara presto a leggere nei romanzi polizieschi divorati dalla madre e inizia a scrivere all’età di quattordici anni. L’anno successivo lascia la scuola per guadagnarsi da vivere prima con piccoli lavori e poi, dall’età di diciannove anni, in una cartiera; dal 1985 fa della scrittura la sua unica occupazione. Ad oggi ha dato alle stampe una quarantina di libri, spaziando dalla poesia al teatro, dalla novella al romanzo: l’incontenibile immaginazione e la precisione stilistica ne fanno uno scrittore raro e amato dal grande pubblico. Ha ottenuto numerosi premi tra cui spiccano il Prix des Hussards, il Prix mystère de la critique, il Grand prix de l'humor noir e il prestigiosissimo Prix Goncourt de la nouvelle. In Francia è pubblicato dall’editore Gallimard.


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