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RECENSIONE: Curiosissimi fatti di cronaca criminale (Hans Tuzzi)




Autore: Hans Tuzzi

Editore: Bollati Boringhieri, 2023

Pagine: 176

Genere: Narrativa italiana, Gialli

Prezzo: € 16.00 (cartaceo), € 9.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook


Trama

Composta da cento miliardi di stelle, la Via Lattea è una dei milioni di miliardi di galassie, e il nostro Sole ne è una periferica stella. E forse alle galassie, nell'Italia di fine gennaio 1960, gli inquirenti dovrebbero guardare per risolvere un delitto inspiegabile, anzi: impossibile. Al quale ne segue un altro, simile. Per entrambi, testimoni affermano di avere visto in cielo strane luci. Mentre i giornali si buttano sul possibile avvistamento di «marziani», gli inquirenti devono attenersi alla realtà fattuale delle cose. E l'unica sgradevole ipotesi logica è il coinvolgimento di apparati dello Stato. Nel primo delitto, i Carabinieri. Nel secondo, la Polizia. Chiamati però alla massima collaborazione dai competenti ministeri. Intanto il gatto Miao e l'uccellin Belverde rivelano al bimbo Agostino che, negli antichi giorni del mondo... Vale, per questo divertimento, quel che Freud dice di un racconto di Hoffmann (non a caso citato da Tuzzi): «Il narratore inizialmente produce in noi una sorta di incertezza impedendoci di indovinare se ci introdurrà nel mondo reale o in un mondo fantastico di sua invenzione. Egli ha il diritto incontestabile di fare o l'una o l'altra cosa, e se ha scelto di inscenare l'azione in un mondo popolato di spiriti, dèmoni e spettri, come ha fatto Shakespeare nell' Amleto, nel Macbeth, nella Tempesta e nel Sogno d'una notte d'estate, dobbiamo arrenderci alle sue intenzioni e considerare reale il mondo da lui prestabilito, per tutto il tempo in cui gli dedicheremo la nostra attenzione». Tuzzi ci regala una storia vorticosa e onirica, esilarante e fiabesca, enciclopedica e grottesca, un insieme di toni e di stile ordito con l'autorevole maestria che lo ha reso uno tra gli scrittori, e i giallisti, più amati del nostro Paese.


Recensione

Conclusa lo scorso anno la serie di romanzi di cui è stato protagonista il commissario e poi vicequestore Norberto Melis, lo scrittore milanese arriva ora in libreria con quella che potrebbe essere l’indagine inaugurale di Alfonso Fumi, imperscrutabile funzionario del ministero degli Interni abituato ad assumere incarichi tanto cruciali quanto ufficiosi. Più che raccogliere prove in senso stretto, annusa l’aria, si fa un’idea, formula ipotesi al limite della plausibilità eppure affidabili come viene dimostrato in questo giallo.


A cambiare, rispetto alla saga di Melis, non sono soltanto le generalità anagrafiche dell’investigatore, né il suo inquadramento gerarchico. La differenza più evidente sta nel contesto storico e sociale. Se infatti le avventure di Melis coprivano l’arco temporale della maturazione politico-culturale intervenuta tra la fine degli anni Settanta e il 1994, con Fumi retrocediamo al gennaio del 1960. Un’altra Italia appena sfiorata dagli entusiasmi del boom economico in cui sono ancora vivi i fantasmi di un passato che si è voluto dimenticare troppo in fretta e che, in fin dei conti, è oggetto di nostalgia più che di riprovazione.


Riletti alla luce dell’interpretazione escogitata da Fumi, gli spettacolari delitti della stanza chiusa di cui sono vittime i quattro «cavalieri» obbediscono a una sofisticata legge del contrappasso. La logica è quella del colpo per colpo o, meglio, data per data, perché il mosaico può essere ricomposto solo facendo appello a una buona conoscenza della cronologia universale, con un occhio di riguardo per le ricorrenze relative al Ventennio fascista. Decifrare il mistero, però, non equivale a risolverlo. Gli omicidi, tutti consumati tra Milano e la Lombardia, sono annunciati da apparizioni inspiegabili: luci che brillano nel cielo notturno, strane creature dall’aspetto non esattamente antropomorfo, tracce di sangue di provenienza indefinibile, bambini che cominciano a divinare in rima e a compiere altre prodezze incompatibili con l’età.


La spiegazione, del resto, non è di quelle che si è abituati ad ascoltare negli uffici di polizia o nelle stanze dei ministeri. Chiama in causa una forma di giustizia cosmica che corrisponde alle istintive aspettative dei più piccoli, unici interlocutori coscienti dei messaggeri venuti da un mondo non ben precisato.


L'autore scrive un giallo che è in realtà un affresco su un’epoca di risveglio economico e sociale, ma piena ancora di contraddizioni. Genere che presto si trasforma in fiaba il cui finale può essere rintracciato solo da un bambino e dal suo cuore ancora puro.


 

Alcune note su Hans Tuzzi

Hans Tuzzi è l’apprezzato autore – oltre che di saggi sulla storia del libro e sul suo mercato antiquario, del romanzo Vanagloria (2012), di Come scrivere un romanzo giallo o di altro colore (2017) e di Nessuno rivede Itaca (2020) – dei celebri gialli ambientati a Milano che hanno come protagonista il commissario, poi vicequestore, Norberto Melis: Il Maestro della Testa sfondata (2002 e 2016), Perché Yellow non correrà (2005 e 2016), Il principe dei gigli (2005 e 2012), Casta Diva (2005 e 2013), Fuorché l’onore (2005 e 2017), La morte segue i magi (2009 e 2017), L’ora incerta fra il cane e il lupo (2010 e 2017), Un posto sbagliato per morire (2006 e 2011), Un enigma del passato (2013 e 2017), La figlia più bella (2015), La belva nel labirinto (2017), La vita uccide in prosa (2018), Polvere d’agosto (2019), La notte, di là dai vetri (2019) e Nella luce di un’alba più fredda (2021). Tuzzi è anche autore della trilogia dedicata all’agente segreto Neron Vukcic, Il Trio dell’arciduca (2014), Il sesto Faraone (2016) e Al vento dell’Oceano (2017).


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