RECENSIONE: Fisica della melanconia (Georgi Gospodinov)
- Dalla carta allo schermo 
- 18 lug
- Tempo di lettura: 4 min


Autore: Georgi Gospodinov
Traduttore: Giuseppe Dell'Agata
Editore: Voland, 2025
Pagine: 334
Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea
Prezzo: € 20.00 (cartaceo), € 8.49 (ebook)
Acquista sito editore: https://www.voland.it/libro/9788862431408
Trama
Un ragazzo è affetto da una strana sindrome: soffre di empatia, è capace di immedesimarsi nelle storie degli altri. Inizia così un viaggio nel mondo del possibile, nel labirinto dei sentimenti mai provati, delle cose mai accadute eppure reali più del reale stesso. Questo “io” coraggioso e impertinente va e viene dal passato, fa incursione in un futuro di cui abbiamo già nostalgia, e ritorna con un inventario di storie sull’autunno del mondo, sui Minotauri rinchiusi in ognuno di noi, sulle particelle elementari del rimpianto, sul sublime che può essere ovunque. Prefazione di Diego Bianchi.
Recensione
Il fatto che Fisica della malinconia sia un "romanzo" straordinario, è bene chiarirlo, non significa che debba senz’altro piacervi e poc’anzi, non a caso, ho virgolettato la parola romanzo, dal momento che, se lo si può definire tale, di sicuro è ben poco convenzionale: passa anche in uno stesso paragrafo dalla prima alla terza persona, si compone di frammenti narrativi, divagazioni, ricordi e illustrazioni; ciononostante è un’opera sorprendentemente compiuta e suadente. Ogni pagina fa perno sulla ricerca di senso dell’autore e sul suo tentativo di esorcizzare la malinconia, di custodire il passato, non solo personale.
Protagonista indiscusso di questo libro è lo spazio interiore di ognuno di noi, quel labirinto psicologico tanto simile a Cnosso, luogo in cui venne rinchiuso il Minotauro che tanta importanza riveste in questo testo, come si evince subito dalla copertina che lo rappresenta.
Gospodinov racconta la storia di un bambino, suo alter ego, che soffre di una particolare malattia, l’empatia patologica, i cui sintomi si esplicano in piene e brutali identificazioni nelle storie degli altri che il personaggio vive sulla propria pelle anche se, dato significativo, si indeboliscono progressivamente man mano che il bambino cresce, assottigliando così la sua capacità di immedesimazione. Diventato adulto, per compensare almeno in parte questa mancanza, diventa un compulsivo collezionatore di storie. In uno scantinato comincia a raccogliere oggetti, ritagli di giornale e ricordi di varia natura in grado di riportare alla luce il passato e soprattutto quel paradiso perduto che è l’infanzia. La memoria si fa così elemento essenziale del romanzo.
Il protagonista vive il tormento del Minotauro, il leggendario mostro tramandato dal mito che, in realtà, è stato vittima di un’enorme ingiustizia. Mezzo uomo e mezzo toro, è già mostro prima ancora che creatura senza colpa e condannato a smarrirsi in una gabbia costruita apposta per la sua condanna. Qui il leggendario personaggio diventa allegoria dell’eterno abbandono a cui l’uomo è sottoposto in ogni fase della sua esistenza, individuale e collettiva.
Così, intraprendendo questo viaggio nel dedalo di sensazioni a lui sconosciute e dispiegando una sovrabbondanza di realtà esistenziali, il personaggio ci conduce nella circostanza dell’altro, nell’amalgama di un incontrollabile transfert dove sono presenti costantemente vorticosi cambiamenti di prospettiva.
Come scrive Giuseppe dell’Acqua nella postfazione al romanzo, il tema dominante della prima parte del libro è l'ipertrofica espansione dell'"io" che porta a una fusione totale con le persone, gli animali, i vegetali, le cose del mondo. È una sorta di panteismo emotivo che abbatte ogni scissione e gerarchia: il narratore sente, vive e diventa tutto. E da esso viene assorbito. Questo si riflette anche sul versante linguistico rendendo ad esempio un soggetto singolare al plurale, come "io siamo" o "io fummo", mischiando così la prima persona alla terza.
Tale miscuglio di vite si riverbera in una miscela di generi e di forme espressive diverse; così la narrazione romanzesca, l’autobiografia, la testimonianza, l’epistemologia e la psicologia si intrecciano sviluppando al loro interno profili conoscitivi diversi, che richiamano la fisica, le cui leggi vengono piegate alle emozioni, la filosofia, la politica, la letteratura.
Il libro, incorniciato da un prologo e da un epilogo ad esso legato, è destrutturato, frammentato anche nel suo sviluppo (diviso infatti in brevissimi capitoli) e, per questo, non perfettamente compiuto. Ma questa sua incompletezza voluta dall’autore, è meccanismo ragionato della narrazione per privilegiare l’indeterminatezza, la vaghezza, la molteplicità, per lasciare aperti spiragli, possibilità. Ed è anche un libro mitologico nella misura in cui riconduce ad una dimensione ancestrale dell’essere, a quel complesso prezioso di immagini e simboli che si sono stratificati nella nostra psiche e nelle nostre vicende. Gospodinov riscatta l’umanità offesa e maltrattata, disprezzata e umiliata, rende possibile una giustizia ontologica attraverso una scrittura che è insieme pericolo e salvezza, labirinto e filo di Arianna. La malinconia implica una sensibilità che, in questo caso, è fortemente legata al sentimento empatico e la frantumazione che scaturisce dall’indossare le emozioni altrui, renderà l’uomo forse un po’ avulso, estraniato ma anche capace di comprendere le mutilazioni dell’esistenza e i Minotauri segregati nelle prigioni labirintiche di ciascuno di noi.
Consiglio questo libro a tutti coloro che cercano una lettura non convenzionale che affronta temi profondi e fa riflettere.
Alcune note su Georgi Gospodinov
Georgi Gospodinov è nato a Jambol nel 1968, è poeta innovativo e raffinato, prosatore e studioso di letteratura, oggi considerato lo scrittore più talentuoso della Bulgaria. Con il suo esordio narrativo, Romanzo naturale (Voland 2007), accolto come una vera rivelazione, ha immediatamente incontrato il favore di critica e pubblico che ne hanno decretato lo straordinario successo, e ha ottenuto il primo premio del concorso Razvitie per il romanzo bulgaro contemporaneo. È tradotto in diciannove lingue. Di Gospodinov Voland ha pubblicato le raccolte di racconti …e altre storie (2008), E tutto divenne luna (2018), Tutti i nostri corpi (2020) e i romanzi Fisica della malinconia (2013) – con il quale nel 2014 è stato finalista del Premio Von Rezzori e del Premio Strega Europeo –, e Cronorifugio (2021), con il quale l’autore si è aggiudicato il Premio Strega Europeo 2021. Di lui è stato detto: “Definito il Milan Kundera della Bulgaria… potrebbe essere accostato anche a Friedrich Dürrenmat… ma a ben vedere Georgi Gospodinov è uno scrittore unico.”



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