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RECENSIONE: Il cielo stellato sopra di noi. Storia dell’umanità senza gli astri (Roberto Trotta)

Aggiornamento: 26 mar




Autore: Roberto Trotta

Traduttore: Luisa Doplicher, Daniele A. Gewurz

Editore: Il Saggiatore, 2025

Pagine: 456

Genere: Saggi, Fisica

Prezzo: € 29.00 (cartaceo), € 11.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook



Trama

Da quando gli esseri umani esistono, le stelle sono sempre state lassù a lasciarsi ammirare, a ispirarci e a vegliare sui nostri sogni. Sono state i nostri navigatori, le nostre muse, perfino i nostri dèi: i sumeri scorgevano in Orione un ritratto dell’eroe mitologico Gilgamesh, gli antichi egizi scandivano il tempo sul passaggio di dodici stelle, mentre per i greci la comparsa delle Pleiadi nei cieli primaverili segnava l’inizio della stagione delle navigazioni. Prima di prendere decisioni, re e sacerdoti dell'antichità consultavano gli astri, ed è stato solo studiandoli ed esaminandoli che filosofi e dotti hanno dato vita alla rivoluzione scientifica e al pensiero moderno. Se è vero però che grazie all’astronomia lo spazio ci appare ogni giorno meno misterioso, è anche vero che abbiamo parallelamente perso l’intimità che i nostri antenati avevano con il   firmamento, smarrendo una parte importante della nostra identità. Trotta compone un racconto scienti co e culturale delle interconnessioni tra astri e civiltà, invitandoci a guardare al nostro passato da un punto di vista inedito: quello della volta celeste. Un percorso che attraversa l’arte e la letteratura, la religione e la fisica, perché è nell'esplorazione dei meandri dell’animo umano che possiamo comprendere quanto in realtà le stelle ci sono vicine.


Recensione

Durante l'era glaciale i nostri antenati impararono a sviluppare utensili e a proteggersi dal freddo. Realizzato con ossa di animali, l'ago con cruna poteva essere utilizzato per cucire pelli e pellicce in vestiti, scarpe, borse e tende. La capacità cognitiva sempre più sviluppata permise all'Homo sapiens di non estinguersi e di costruire strumenti sempre più complessi.


La chiave della nostra sopravvivenza, sostiene l'autore di questo voluminoso saggio, riguarda l'uso di strumenti legati alla volta celeste. Alcuni degli indizi sulla nostra "discendenza astrale" possono essere trovati in pitture rupestri, frammenti di ossa e nei primi calendari e scritti. I nostri antenati usavano le stelle e i cicli della luna per tracciare i cambiamenti stagionali, consentendo loro di pianificare eventi futuri. La conoscenza del cielo conferiva un vantaggio rispetto ad altre specie animali, compresi i Neanderthal.


Roberto Trotta, fisico teorico e docente alla Scuola internazionale superiore di studi avanzati (SISSA) di Trieste, scrive come un poeta e presenta una storia culturale avvincente, condita con riferimenti letterari ben piazzati e qualche aneddoto personale; l'autore descrive, ad esempio, la gioia genitoriale che ha provato mentre portava i suoi figli a guardare un'eclissi solare totale.


La scienza e la vita moderna, come dimostra lo scienziato, sono state costruite su un fondamento legato all'astronomia e sulla ricerca per comprendere il nostro posto nel cosmo. I primi esseri umani usavano le stelle, il sole e la luna per orientarsi nel tempo. Dalle pitture rupestri paleolitiche ai manufatti dell'età del bronzo come il disco celeste di Nebra, alle invenzioni come l'astrolabio e il sestante, gli esseri umani hanno da tempo portato i cieli sulla Terra per dare un senso all'universo. I nostri reperti archeologici, però, suggerisce l'autore, non catturano completamente l'esperienza vissuta dai primi osservatori del firmamento:i manufatti non possono raccontarci di una mano alzata per proteggere gli occhi, non possono riprodurre un canto che saluta la ricomparsa delle Pleiadi.


I lettori troveranno i discorsi sulla gravità e sul moto planetario accessibili e piacevoli. La matematica del libro riguarda il lavoro di luminari storici il cui lavoro è alla base dell'astronomia moderna. Tra questi figurano Charles Babbage, l'ideatore del computer e membro fondatore della Royal Astronomical Society, e Carl Friedrich Gauss, un matematico i cui calcoli hanno contribuito a determinare l'orbita del pianeta nano Cerere.


Di tanto in tanto, il libro divaga, toccando argomenti ampi come la geometria euclidea e le stelle sulla Hollywood Walk of Fame. Un lavoro vasto, ma meticolosamente ricercato, con un archivio quasi illimitato di curiosità stellari. Per citare un esempio curioso, l'autore traccia l'origine del sistema delle stelle utilizzato oggi per valutare i film, hotel e ristoranti. Il sistema, sostiene lo scienziato, è stato introdotto per la prima volta nel 1844 da un pioniere della scrittura di guide turistiche, Karl Baedeker, nelle sue guide omonime, per individuare i siti da non perdere.


Per dimostrare come sarebbe la nostra specie senza i cieli stellati sopra di noi, Trotta inventa un mondo chiamato Caligo, in latino "nebbia" o "foschia", come una Terra immaginaria sotto una coltre di nuvole. Nel corso del libro, gli intermezzi di "Caligo Tales" catapultano il lettore a 50.000 anni fa, dove un narratore racconta di personaggi come Bison-Seeker, Fire-Keeper e Cloud-Watcher e dei loro tentativi di combattere i malvagi "Trickster" e di comprendere il funzionamento della "Nuvola", il loro cielo.


I Racconti di Caligo sono un modo creativo per illustrare la tragedia che pervade il libro. La stragrande maggioranza degli esseri umani oggi non ha mai visto un cielo notturno naturale e incontaminato. Molti non hanno mai visto la striscia velata della Via Lattea che si inarca in alto in una sera d'estate, la peluria della galassia di Andromeda, le stelle deboli che riempiono lo spazio vuoto tra le costellazioni più luminose. È un grande paradosso della nostra epoca: anche se il cielo notturno è schermato da una foschia di illuminazione artificiale, gli smartphone che teniamo nei palmi delle mani possono portarci ai confini dell'universo.


Sebbene le immagini del James Webb Space Telescope e di altri osservatori siano gloriose, misteriose e profonde, vale la pena ricordare che le stelle sono ancora qui, a casa con noi, costanti come il sole e la luna. Potrebbe essere facile dimenticarsene, ma siamo legati a loro da fili tesi ed eterni. Se usciamo "a rivedere le stelle", per citare Dante, potremmo unirci a una prospettiva condivisa da tutti gli esseri umani sulla Terra. Le stelle posoono ancora comunicarci molto.


Un ottimo saggio che consiglio a tutti coloro che vogliono scoprire come la nostra evoluzione è intrecciata con l'osservazione della volta stellata.



Alcune note su Roberto Trotta

Roberto Trotta è nato a Locarno nel 1977, cosmologo e divulgatore scientifico, è professore di Fisica teorica alla Scuola internazionale superiore di studi avanzati (SISSA) di Trieste e visiting professor di Astrostatistica all’Imperial College London. Nel 2018 è stato insignito della cattedra Lemaître dell’Università di Lovanio per il suo lavoro sull’astrostatistica e nel 2020 ha ricevuto la medaglia Annie Maunder della Royal Astronomical Society per il suo impegno nella comunicazione scientifica.


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