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RECENSIONE: La ragazza unicorno (Giulia Sara Miori)

Aggiornamento: 2 giorni fa




Autore: Giulia Sara Miori

Editore: Marsilio, 2024

Pagine: 128

Genere: Narrativa italiana, Narrativa moderna e contemporanea

Prezzo: € 15.00 (cartaceo), € 7.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook


 

Trama

Nel giorno del suo compleanno, il 27 gennaio 2022, alle 18.41, il signor Cattaneo esce dal suo ufficio, viene rapito da due loschi figuri e portato, bendato, in un luogo che, quando riapre gli occhi, scopre essere tutto bianco. Il signor Cattaneo medesimo ha avuto in consegna abiti che sono essi stessi tutti bianchi. I due rapitori hanno l’aspetto dei rapitori: cappello, occhiali da sole, sigaretta in bocca. Lo interrogano sul suo lavoro, sui suoi gusti, sulla moglie dalla quale ha divorziato e che non sente da cinque anni, sulle sue abitudini sentimentali, per non dire sessuali. Il signor Cattaneo risponde, in qualche modo non ha paura, in qualche modo capisce che i due che gli stanno di fronte somigliano a qualcuno che ha già visto e, soprattutto, sanno sul suo conto più cose di quante ne sappia lui stesso. Ma chi è la ragazza unicorno? E cos’ha a che fare con quest’uomo apparentemente anonimo e senza pretese? Con un racconto veloce e preciso, comico e tragico, Giulia Sara Miori, che con quest’opera esordisce nel romanzo, insegue – come i due rapitori – un uomo incapace di guardarsi dentro. Un uomo che rifiuta di capirsi, e che dopo essersi capito per caso e non per intenzione, ovviamente, rifiuta di assolversi. Sembrerebbe quest’uomo, il signor Cattaneo, un eroe contemporaneo, e in qualche modo lo è, questo suo rifiuto dell’introspezione è infantile e titanico. Al signor Cattaneo viene data l’occasione di vivere e osservare ciò che è, una nuova coscienza, ma decide che con questa chiarezza non ci farà niente di niente.


Recensione

Si può tranquillamente affermare che di questo libro colpisce immediatamente la copertina. L’immagine, un’illusione ottica nei toni del rosa e del bianco, non passa inosservata anche ritrovando il testo negli scaffali di una libreria. Si tratta di uno di quei casi in cui apprezzarla o meno è questione di gusto personale e di certo è difficile che lasci indifferenti, o la si ama o la si disprezza. L’effetto desiderato, probabilmente, è proprio quello: attirare l’attenzione sul libro, far sì che se ne parli non solo per la trama o per lo stile, bensì a partire da ciò che contraddistingue nell’immediato un libro, ossia l’immagine.


Venendo alla trama, è il caso di evidenziare come tutta l’impalcatura della narrazione sia un espediente per parlare di altro. Ciò che a primo acchito appare come un thriller,  passa presto in secondo piano: a tenere le redini della lettura non è tanto la curiosità di conoscere il destino del signor Cattaneo, a conti fatti un signor nessuno, con un lavoro ordinario, un matrimonio alle spalle, qualcuno che in definitiva a malapena sembra sapere perché si ritrova al mondo, quanto cercare di sbrogliare la matassa che l’autrice presenta al lettore. Buona metà del testo scorre tentando di rispondere alle domande dei due rapitori, i quali sembrano però conoscere già le risposte. Il mistero, se esiste, non è tale per loro. Lo è per il protagonista, che si ritrova a non capire quasi mai cosa stia accadendo e lo è per il lettore. Quando però si arriva al finale, sono poche le soluzioni fornite per comprendere l’intera vicenda. La chiave di lettura però non è quella di risolvere il puzzle. La situazione, che sembra senza via d’uscita, esula dalle normali circostanze del thriller. Siamo nel mondo del surreale e del grottesco, fuori da una logica che richieda razionalità. Come in un sogno, tentare di decifrare il significato risulta inutile.


Il punto dunque non sembra essere la trama, quanto il tema. Disseminati nella narrazione ci sono indizi che riconducono all’identità personale. La lunga prigionia del protagonista sin dalla prima pagina definito “il prigioniero”, come se questa qualità lo identificasse totalmente, in una cella bianca, contornata da pranzi e cene a base di riso in bianco e da un vestiario che rasenta il minimalismo, è di fatto la prigionia nella quale vive chi non ha esplorato se stesso. Il signor Cattaneo, sembra suggerire la scrittrice, è un uomo senza qualità, senza passato, senza futuro. Senza pensiero. Guardandosi indietro, gli unici punti fermi sono il lavoro, ma neanche troppo, a giudicare dal finale, il divorzio e la frequentazione con quella che, a un certo punto, si afferma come la ragazza unicorno.


Risulta importante evidenziare come il ruolo della ragazza unicorno, in definitiva, non appare rilevante. Nell’equilibrio dell’intera narrazione non è immediato comprendere quale sia il suo peso.  Anche in riferimento a questo, il finale non è univoco. Al lettore, sembra dire l’autrice, sta il compito non tanto di risolvere il puzzle quanto di dare un senso al tutto. Si tratta un gioco in cui bisogna accettare le regole.


Per quanto riguarda il linguaggio esso appare molto minimale, quasi asettico a tratti coerente con il bianco della copertina e della cella in cui è rinchiuso il protagonista, usato per descrivere situazioni surreali o comunque fuori dall’ordinario. L


Un romanzo che, dietro un’apparente semplicità linguistica e di trama, nasconde un folle gioco con il lettore che non ha regole semplici.


Consiglio questo romanzo a tutti coloro che cerano un libro dal ritmo incalzante in cui la descrizione delle ambientazioni e dei personaggi vengono descritti in maniera essenziale come fosse una sceneggiatura cinematografica.


 

Alcune note su Sara Giulia Miori

Giulia Sara Miori è nata in Sicilia ma ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza a Trento. Nel 2001 si è trasferita a Milano, dove si è laureata in Lettere, ma da diversi anni vive e lavora a Utrecht. Ha all’attivo la raccolta di racconti Neroconfetto (Racconti 2021).


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