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RECENSIONE: Il pastore d'Islanda (Gunnar Gunnarsson)

Aggiornamento: 11 giu 2022




Autore: Gunnar Gunnarsson

Traduttore: Maria Valeria D'Avino

Editore: Iperborea, 2016

Pagine: 135

Genere: Narrativa straniera, Classici

Prezzo: € 15.00 (cartaceo), € 9.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook


 

Trama

Il Natale può essere festeggiato in tanti modi, ma Benedikt ne ha uno tutto suo: ogni anno la prima domenica d'Avvento si mette in cammino per portare in salvo le pecore smarrite tra i monti, sfuggite ai raduni autunnali delle greggi. Nessuno osa sfidare il buio e il gelo dell'inverno islandese per accompagnarlo nella rischiosa missione, o meglio nessun uomo, perché Benedikt può sempre contare sull'aiuto dei suoi due amici più fedeli: il cane Leó e il montone Roccia. Comincia così il viaggio dell'inseparabile terzetto, la «santa trinità», come li chiamano in paese, attraverso l'immenso deserto bianco, contro la furia della tormenta che morde le membra e inghiotte i contorni del mondo, cancellando ogni certezza e ogni confine tra la terra e il cielo. È qui che Benedikt si sente al suo posto, tra i monti dove col tempo ha sepolto i suoi sogni insieme alla paura della morte e della vita, nella solitudine che è in realtà «la condizione stessa dell'esistenza», con il compito cui non può sottrarsi e che porta avanti fiducioso, costi quel costi, in un continuo confronto con gli elementi e con se stesso, per riconquistare un senso alla dimensione umana. Nella sua semplicità evocativa, Il pastore d'Islanda è il racconto di un'avventura che diventa parabola universale, un gioiello poetico che si interroga sui valori essenziali dell'uomo, un inno alla comunione tra tutti gli esseri viventi. Esce per la prima volta in Italia un classico della letteratura nordica che ha fatto il giro del mondo e sembra aver ispirato Hemingway per Il vecchio e il mare, considerato in Islanda il vero canto di Natale.


Recensione

Questo libro è tanto assurdo quanto interessante. La cosa più sconcertante però è che Giovanni Succi, il protagonista di questo volume, è realmente esistito e l’autore si è Il libro è un racconto lungo in cui si narrano le vicende di Benedikt, un uomo di 54 anni che, ormai da 27, all’inizio di ogni inverno, nel periodo dell’Avvento, lascia la costa islandese dove abita per addentrarsi sugli altopiani alla ricerca di tutte quelle pecore che, nonostante i raduni autunnali, non sono ancora scese a valle.


Benedikt è un solitario. Si rende conto di essersi indebolito con l’età e cerca un giovane successore nella missione di ritrovare le pecore perdute, ma non prima di aver compiuto quest’ultima impresa. In realtà, il protagonista non è solo in questa avventura, lo accompagnano due animali, un cane e un montone. Ciò che tiene in un legame indissolubile queste tre creature è la reciproca conoscenza e fiducia. Tutti sono sostenuti dall’idea di sacrificio.


Un messaggio forte ed estremo che ben si sposa con le descrizioni dell’ambiente naturale, aspro, ostile e tuttavia seducente. Già è scesa la prima neve e nuove tormente si apprestano a sconvolgere l’altopiano. Benedikt e i suoi fedeli animali non possono evitarle. Ed è proprio nel mezzo della tempesta, quando l’uomo è totalmente consapevole della sua piccolezza davanti all’infinita forza della natura, che l’autore ci delizia con profonde riflessioni sul senso della vita.


Benedikt incarna i valori dello scrittore, ovvero la sacralità della vita e conseguentemente il credo nella sua operatività, cioè nel suo essere parte attiva nel mondo nella ricerca di soluzioni a beneficio di tutta l’umanità. Nella sua impresa invernale, Benedikt riuscirà a salvare solo poche pecore ma questo non svilisce la validità della sua missione che deve comunque essere portata a termine, indipendentemente dai risultati. Ad essa è legato il significato della vita.

 

Alcune note su Gunnar Gunnarsson

Gunnar Gunnarsson (1889-1975), plurinominato al Nobel, è uno dei grandi nomi della letteratura islandese. Nato in una famiglia povera ma deciso a seguire la sua vocazione di scrittore, si trasferisce in Danimarca dove riesce a terminare gli studi e comincia a scrivere romanzi che presto gli procurano fama internazionale e i più prestigiosi riconoscimenti. Tutte le sue maggiori opere sono state scritte in danese, tra cui Il pastore d’Islanda, La chiesa sulla montagna, L’uccello nero, e solo in seguito tradotte in islandese dall’autore stesso, che torna in patria nel 1939 per rimanervi fino alla morte. Il pastore d'Islanda ha avuto svariate letture e interpretazioni sia in Islanda che all'estero.


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