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RECENSIONE: Le dita mozzate (Hannelore Cayre)


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Autore: Hannelore Cayre

Traduttore: Simonetta Badioli

Editore: Edizioni Le Assassine, 2025

Pagine: 208

Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea, Gialli

Prezzo: € 18.00

Acquista: Libro



Trama

La brillante e ambiziosa paleontologa Adrienne Célarier scopre in Dordogna una grotta le cui pareti sono ricoperte di mani femminili mutilate e all'interno della quale vengono trovati due scheletri risalenti a 35000 anni fa. L'analisi dei resti rivela che si tratta della scena di un crimine. La storia si sposta allora indietro nel tempo e ci fa fare la conoscenza di Oli, la protagonista, una ragazza ribelle e coraggiosa appartenente a una tribù di Homo Sapiens. Stanca di subire continui soprusi per il solo fatto di essere nata femmina, Oli infrange tutte le convenzioni sociali a rischio della sua stessa incolumità. La sua ribellione getterà nel caos la comunità e sfocerà in una serie inaudita di violenze. "Le dita mozzate" è un noir atipico, in cui il nostro passato remoto diventa lo sfondo perfetto per indagare la nascita della sottomissione femminile e le sue origini. Le avventure di Oli, i suoi numerosi incontri con altre tribù e la sua lotta per essere rispettata al pari degli uomini, gettano una luce feroce sulle spietate dinamiche che regolano la sopravvivenza dell'umanità e su verità che molti preferirebbero negare..


Recensione

Hannelore Cayre firma un romanzo sorprendente e coraggioso, capace di unire la potenza del noir, la sensibilità antropologica e la forza simbolica del mito. L’autrice, già nota per la sua capacità di trasformare la cronaca sociale in letteratura tagliente, questa volta osa di più: ci trascina in un viaggio che attraversa i millenni, dal presente scientifico al passato preistorico, intrecciando le voci di due donne separate da trentacinquemila anni ma unite dalla stessa sete di libertà.


Tutto comincia in Dordogna, quando durante i lavori per costruire una piscina viene scoperta una grotta. Le sue pareti sono ricoperte di impronte di mani femminili mutilate, con due o tre dita mozzate, e accanto giacciono due scheletri. L’enigma cattura l’attenzione di Adrienne Célarier, una paleontologa brillante e ostinata, che viene incaricata di studiare il sito. Per Adrienne quelle mani non sono semplici reperti: sono la traccia di un linguaggio arcaico, un messaggio inciso nella pietra che parla di violenza e resistenza. Le dita tagliate, che in un primo momento sembrano appartenere a un rituale, diventano presto per lei il simbolo di un potere che si esercita sul corpo delle donne e della loro capacità di ribellarsi anche nel gesto più estremo.


Da questa scoperta il romanzo si biforca in due linee narrative che scorrono parallele. Nel presente seguiamo Adrienne, alle prese con un mondo accademico dominato da uomini che la guardano con condiscendenza, decisa però a dimostrare che dietro quelle mani si cela una verità scomoda e dimenticata. Nel passato più remoto, invece, Cayre dà voce a Oli, una giovane donna che vive trentacinquemila anni fa, in una tribù di Homo sapiens. Oli è curiosa, ribelle, insofferente alle regole che confinano le donne al ruolo di madri e raccoglitrici. Sogna di cacciare, di muoversi libera, di scegliere per sé. Ma la sua libertà viene punita con la mutilazione: le vengono tagliate le dita come segno di sottomissione. Eppure, anche nella sofferenza, Oli trova la forza di ribellarsi e di cercare un altro modo di vivere, di raccontare, di lasciare un segno.


Adrienne e Oli diventano così due incarnazioni della stessa energia primordiale, due donne separate dal tempo ma unite da un’identica tensione verso la conoscenza e l’autonomia. Cayre intreccia le loro voci con una maestria rara, costruendo un romanzo che attraversa il corpo, la storia e il mito. Le mani mozzate diventano il centro simbolico del libro: richiamano l’arte rupestre e la mutilazione culturale che per secoli ha colpito le donne, tagliate fuori dal sapere, dalla parola, dalla creazione.


Lo stile di Cayre è netto, preciso, spesso ironico. Nei capitoli dedicati ad Adrienne prevale un linguaggio contemporaneo, tagliente, pieno di ritmo e sarcasmo, mentre nella parte preistorica la prosa si fa sensoriale, fisica, densa di odori, suoni, pulsazioni. L’autrice non cerca la fedeltà storica, ma la verità emotiva: la preistoria diventa così uno specchio del presente, un laboratorio di domande che non smettono di essere attuali. Chi decide cosa è naturale? Chi stabilisce chi può creare, comandare, esistere?


Come in tutti i romanzi di Hannelore Cayre, anche qui la scrittura è uno strumento politico. Adrienne si scontra con la cecità delle istituzioni scientifiche, Oli con l’autorità patriarcale della sua tribù, ma entrambe cercano di scrivere la propria versione della storia. Il mistero archeologico diventa un pretesto per riflettere su come la memoria delle donne sia stata rimossa o manipolata. La narrazione alterna tensione e compassione, e ogni pagina vibra di un’energia che nasce dal desiderio di giustizia.


Questo è un romanzo intenso, lucido e necessario, capace di fondere il passato e il presente in un racconto che parla del corpo, della libertà e della memoria collettiva. Hannelore Cayre costruisce un ponte tra epoche lontanissime per mostrarci che la storia dell’umanità è anche una lunga lotta contro l’oblio imposto alle donne. È un libro che si legge con la curiosità del giallo, ma che lascia addosso la profondità di un’epifania. Dopo averlo chiuso, è impossibile non pensare a quelle mani impresse nella pietra e chiedersi cosa raccontino davvero di noi.


Consigliato a chi ama i romanzi che uniscono mistero e riflessione, a chi cerca nella letteratura una voce capace di interrogare il presente attraverso il passato, e a chi crede che ogni ferita della storia possa ancora essere letta, compresa e forse guarita.



Alcune note su Hannelore Cayre

Hannelore Cayre è avvocato penalista e vive a Parigi. Ha al suo attivo quattro romanzi oltre a La bugiarda (da cui è stato tratto il film con Isabelle Huppert) e diversi cortometraggi. Pur trattando nei suoi libri temi seri, ha una scrittura pungente, ironica, che ben si adatta al suo temperamento brillante e originale: nella prima edizione francese del libro che abbiamo pubblicato ha voluto infatti in copertina la sua foto, travestita da protagonista del romanzo.


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