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RECENSIONE: Nostra solitudine (Daria Bignardi)


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Autore: Daria Bignardi

Editore: Mondadori, 2025

Pagine: 168

Genere: Narrativa italiana, Narrativa moderna e contemporanea

Prezzo: € 19.00 (cartaceo), € 12.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook


Trama

Come si fa oggi a stare nel mondo? In questo mondo. A trovare un modo, un posto adatto a noi che siamo consapevoli di essere privilegiati ma dobbiamo fare i conti anche coi nostri, di traumi, piccoli o grandi, oltre che con quelli giganteschi di chi è sotto le bombe, di chi è oppresso, povero, svantaggiato. Ci si vergogna a dire che ci si sente soli, ma lo siamo sempre di più. Daria Bignardi lo dice con sincerità, ironia, coraggio. Sente che la solitudine può essere una prigione ma anche un posto da cui ascoltare il battito del cuore del mondo. Il mondo la chiama e lei parte. Va in Cisgiordania, a Hebron, a parlare coi prigionieri palestinesi rilasciati nell'ultimo scambio. A At-Tuwani, il villaggio di No Other Land, conosce i volontari internazionali che ogni giorno accompagnano a scuola i bambini perché i coloni non gli sparino addosso. È a Gerusalemme, nella Chiesa del Santo Sepolcro, il giorno in cui muore Papa Francesco. Va in Vietnam, l'unico paese che ha sconfitto gli Stati Uniti, dove scopre quanto è inquinato il Mekong. Assiste all'operazione al cuore di un neonato in Uganda. Vuole lasciare i social media perché intuisce che lì dentro c'è qualcosa che sfrutta malignamente la nostra solitudine, ma non riesce a rinunciare alla partita quotidiana a Wordle con le nipoti, al cazzeggio con le amiche, a flirtare con gli amanti. Morde la solitudine con passione. Capirà cosa cerca nello sguardo di un gorilla che incontra in Uganda e di tutti gli animali che incrocia sulla sua strada: i cani Giulio, Fix, Brillo, i gatti, le galline, un pappagallo. Nonostante racconti le oppressioni del nostro presente - globalizzazione, occupazione, guerra, patriarcato - questo è un libro intimo e personalissimo, pieno di felice tormento, che riesce a fare quel che si auspica faccia la letteratura: dare parole a qualcosa che non riusciamo a vedere ma sentiamo incombere. Senza appesantire il fantasma che evoca, senza togliergli magia.


Recensione

Con Nostra solitudine, Daria Bignardi aggiunge un tassello particolarmente intimo e riflessivo al suo percorso narrativo. È un libro che interroga più che raccontare, che attraversa paesaggi esteriori per illuminare quelli interiori. La solitudine, come suggerisce il titolo, è la lente attraverso cui osservare sé stessi, gli altri e il mondo.


Bignardi costruisce una narrazione che fonde esperienze personali e osservazioni sul presente. Non si limita a parlare di sé: mette in relazione ciò che vive, sente o teme con storie più grandi. I suoi viaggi, dall’Uganda alla Cisgiordania fino al Vietnam, non hanno la funzione dell’esotismo narrativo, ma quella dell’ascolto. Ogni incontro diventa uno specchio che amplifica o incrina la percezione del mondo.


Una delle qualità più riconoscibili dell’autrice è la sua capacità di raccontare la fragilità con misura, senza cadere nel sentimentalismo. La sua voce è onesta, limpida, a tratti ironica. C’è una costante consapevolezza del limite, delle parole, dei legami, del tempo, ma anche la volontà ostinata di cercare un senso, di rimanere vigili, presenti. La narrazione alterna momenti di leggerezza quotidiana a pagine più meditate, che culminano nella domanda chiave del libro: come si fa a stare nel mondo quando il mondo sembra continuamente sgretolarsi?


Un elemento suggestivo del testo è il ruolo degli animali come figure simboliche e specchi emotivi. Il gorilla incontrato in Uganda, così come cani, gatti e altre presenze silenziose, diventa un controcampo che rimette in discussione lo sguardo umano. Sono presenze che aprono prospettive, che semplificano ciò che spesso complicano le parole.


La struttura del libro è frammentata, mobile, fatta di ricordi, riflessioni, dialoghi, impressioni. Una composizione che rispecchia il modo reale in cui spesso pensiamo e viviamo: non linearmente, ma per lampi, connessioni, ritorni. È una forma che richiede al lettore attenzione e disponibilità, ma che proprio per questo permette una lettura profondamente immersiva.


Al centro rimane un interrogativo che ci appartiene tutti: come si convive con la solitudine? Bignardi non propone soluzioni facili. Mostra invece che la solitudine può essere dolore, ma anche un territorio fertile, un luogo da abitare con sincerità, una soglia da cui ripartire.

Nostra solitudine è un libro che non si legge soltanto: si attraversa. È un viaggio emotivo e

intellettuale che chiede di essere accompagnato con calma e restituisce, in cambio, una nuova luce su sé stessi e sugli altri.


Un libro che consiglio a chi ama la letteratura introspettiva, capace di scandagliare l’interiorità senza compiacimenti e a chi apprezza la narrativa che unisce viaggio e riflessione, trasformando gli spostamenti in dialoghi interiori.



Alcune note su Daria Bignardi

Daria Bignardi, nata a Ferrara, da molti anni vive a Milano. Ha pubblicato per Mondadori i romanzi Non vi lascerò orfani (premio Rapallo, premio Elsa Morante, premio Città di Padova), Un karma pesante, L’acustica perfetta, L’amore che ti meriti, Santa degli impossibili, Storia della mia ansia e Oggi faccio azzurro. Nel 2022 è uscito per Einaudi il suo personal essay Libri che mi hanno rovinato la vita e nel 2024, per Mondadori, Ogni prigione è un’isola (premio Rapallo Saggistica). I suoi libri sono grandi successi tradotti in molte lingue.


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