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RECENSIONE: Il buco (Gessica Franco Carlevero)

Aggiornamento: 14 lug


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Autore: Gessica Franco Carlevero

Editore: Sellerio Editore Palermo, 2025

Pagine: 224

Genere: Narrativa italiana, Narrativa moderna e contemporanea

Prezzo: € 16.00 (cartaceo), € 10.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook



Trama

Irma ha poco più di trent'anni e un tic che non l'abbandona. Ha cominciato a strapparsi i capelli uno alla volta, con metodo e ostinazione, quando il padre ha piantato la famiglia per sfuggire ai debiti di gioco e la madre ha iniziato una relazione con un ragazzo ancora minorenne, poco più grande della figlia. La piccola Irma sembra possedere la saggezza di una donna matura, uno sguardo pronto a ogni cosa. Da adulta è inafferrabile come una bambina dalla fantasia in perenne agitazione. Per tutta l'infanzia ha subito la vita degli adulti intorno a lei, aspettando il passare del tempo, invisibile agli altri e a se stessa, una sola idea chiara a sostenerla: essere diversa dai suoi genitori, non ripetere mai quello che hanno vissuto. Dopo la laurea, incerta su quale direzione prendere, si lega a Giacomo e insieme cominciano una forma di vita nuova per entrambi, con molti sogni a complicare tutto. Lei vuole scrivere per il teatro, lui tradurre romanzi russi, e intanto affrontano i lavori più improbabili: lui interprete in un'agenzia matrimoniale italo-ucraina, lei ghostwriter di tesi di filosofia per studenti fuori corso, mentre le speranze vagheggiate non si realizzano mai. Affinché i sogni non svaniscano la coppia si lascia trascinare al largo. Andare all'estero, avere un figlio, Irma e il suo ragazzo caricano gli scatoloni su un furgone e partono per Marsiglia. Dopo i primi tempi di esaltazione e spaesamento la realtà immaginata fa presto cortocircuito con i fatti, con le giornate interminabili, con la fatica di tirare a campare. Tornano le reminiscenze dell'infanzia, mentre quel tic non smette di manifestarsi e di incidere sul presente. Il romanzo di Carlevero racconta le vite un po' scombinate di una generazione che si ostina a inseguire ogni futuro possibile e a curarsi le ferite di un passato implacabile. Inventa una voce, una lingua, di smarrimento e confusione, che si accende di verità e scoperte improvvise. Irma non si ferma mai, la sua mente vorticosa ci spinge a guardarci attorno, a ridere di noi stessi, a scrutare il mondo senza mai accettarlo del tutto, conservando sempre la rabbia e l'incanto dei giorni più felici.


Recensione

Se si vuole categorizzare questo libro, si può tranquillamente sostenere che esso rientra nel romanzo di formazione.


La protagonista si chiama Irma. A sette anni Irma comincia a tirarsi i capelli dalla testa e lo fa ogni volta che qualcosa la agita: Il buco a cui fa riferimento il titolo è la piccola chiazza pelata che la protagonista s'infligge, ma è anche il vuoto che si porta dentro dall'infanzia. Un DOC, come si direbbe adesso, un Disturbo Ossessivo Compulsivo. La tricotillomania, l’impulso di tirare e strappare peli e capelli, che l’ha portata e ancora la porta, alla soglia dei trent’anni, a provocarsi questi buchi in testa, della dimensione del fondo di una tazza.


 Il padre, dopo aver accumulato debiti, sparisce da un giorno all’altro; la madre si mette con un ragazzo molto più giovane di lei e si preoccupa solo di questa instabile relazione, da cui nasce una bambina; la scuola privata in cui viene iscritta è un posto degli orrori. Nonostante tutto, la ragazza, si laurea in filosofia e scopre di avere un talento per la scrittura: da una parte si dedica a pièce teatrali, dall’altra, per mantenersi, compila tesi per studenti svogliati. Con Giacomo, il suo compagno, laureato in russo, che lavora traducendo corrispondenza per un’agenzia matrimoniale, decide di trasferirsi a Marsiglia quando è incinta al settimo mese; nasce Gaspare e, alle prese con l'isolamento che comporta la maternità, Irma non fa che strapparsi i capelli.


Ghostwriter di tesisti in filosofia, scambista di lavoretti su siti che ti ripagano in visibilità. Irma e Giacomo decidono di migliorare la propria già invidiabile posizione facendo due cose che all’apparenza possono provare a risolverti con un senso: fare un figlio e andare all’estero.

E così caricano alcuni scatoloni e loro stessi, già stanchi come se fossero in fase di prepensionamento, per sbarcare a Marsiglia. Dove effettivamente un figlio arriva, ma non migliora una situazione che non si potrebbe meglio definire se non come “tirare a campare”.


Ed è qui che il meccanismo del romanzo di formazione si spezza. Ed è un accadimento letterario a cui stiamo assistendo da un po’, ormai.


Nella letteratura scritta dai millennials c’è spesso una vena di malinconia. Adulti fin da piccoli, cervelli spesso in fuga avviluppati da finissimi ragionamenti esistenziali, nostalgici della propria infanzia, a volte persino dell’infanzia dei propri genitori, di cose che non hanno mai vissuto, incapaci di tracciare una linea  che arrivi da un punto A a un punto B, per dire, sono arrivato. L’età adulta è mia. Forse non era come l’avevo sognata, ma ce l’ho fatta.


Una generazione che fa lotte di retrovia. Che, si era detta, non saremo mai come chi ci ha preceduto. In Irma c’è tutto questo, e in purezza.


L’autrice lo rappresenta anche nella lingua, che segue i pensieri della sua protagonista. C’è una saggezza, nella Irma bambina, che molte persone coetanee non faranno fatica a riconoscere, e al contempo un disincanto che è la poesia delle cose accettate controvoglia.


I cliché che pensavamo di sconfiggere, il rapporto di dipendenza emotiva donna – uomo, una società sempre più polarizzata e violenta vengono guardati attraverso il buco della serratura. Si guarda la vita passare come se fosse un film già visto diverse volte.


Particolarmente vivida e ben descritta la maternità della protagonista. Una maternità raccontata senza giudizi, senza una pretesa politica o di valenza esperienziale collettiva, ma semplicemente mostrata nel succedersi dei giorni, nella fatica del costruirsi un’identità e un posto nel mondo, per poi vederla scissa in una persona che non sei più tu. La vita e la morte insieme, quando si concepisce un’altra vita. Forse questa generazione ha trovato la via e la voce per raccontare almeno una cosa, e una cosa enorme, forse tra le più importanti, senza retorica.


Leggere questo romanzo fa scaturire molte domande, tra cui questa: esiste ancora una vita adulta da descrivere per un’intera generazione che non ha un futuro da chiamare casa?


Un romanzo originale e veritiero che consiglio a tutti coloro che vogliono comprendere meglio la nuova generazione.



Alcune note su Gessica Franco Carlevero

Gessica Franco Carlevero è nata a Canale, in Piemonte, nel 1980. Dirige la rivista letteraria La Bibliothèque italienne e lavora come responsabile della comunicazione e del marketing per un’azienda vinicola. Ha pubblicato il romanzo Metà guaro metà grappa (Fandango, 2006), i testi sulla scrittura creativa Meravigliosamente e A mente libera (Einaudi Scuola) e diversi racconti apparsi su riviste come Panta, L’Accalappiacani, L’immaginazione, effe e L’inquieto.


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