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RECENSIONE: King Kasai. Una notte coloniale nel cuore dell'Europa (Christophe Boltanski)




Autore: Christophe Boltanski

Traduttore: Sara Prencipe

Editore: ADD Editore, 2024

Pagine: 132

Genere: Saggi, Storia, Musei

Prezzo: € 18.00 (cartaceo), € 4.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook


 

Trama

Benvenuti all’Africa Museum, un tempo Museo reale dell’Africa centrale, costruito per celebrare la gloria dell’impero coloniale belga e del suo re, Leopoldo II. È qui, in questo edificio maestoso oggi “de-colonizzato”, che Christophe Boltanski decide di passare una notte, visitandone i sotterranei, densi di stereotipi razzisti scolpiti nel marmo e nel bronzo, per poi riemergere nelle gallerie dove teche scintillanti racchiudono uccelli, pesci, rettili, primati, fino all’uomo-leopardo di Tintin. E King Kasai: cinque metri di altezza, sette di lunghezza, quattro zampe grosse come boe, due vele grigie spiegate al vento come orecchie e un centinaio di chili di avorio alla prua. Troneggia in disparte, lontano da tutto, arca simbolica della crudeltà di un tempo dimenticato.In King Kasai Boltanski segue a ritroso le orme del cacciatore che partecipò alla spedizione del Museo e uccise l’elefante, nel 1956, addentrandosi nell’oscurità di uno dei tanti “cuori di tenebra” dell’Occidente, densi di colpe un tempo impensabili, e ora appena ammissibili.


Recensione

Questo libro fa parte della collana Ma nuit au musée creata dall’editore francese Stock che offre agli scrittori l'opportunità di trascorrere una notte nel museo di loro scelta. Da queste notti nascono testi sorprendenti, poetici ed emozionanti che permettono esplorazioni di territori diversi, riflessioni filosofiche, estetiche, sociologiche e pura creazione letteraria.


In questo caso, l’autore pernotta nel Museo Reale per l’Africa Centrale del Belgio posto a Tervuren, nel Brabante Fiammingo. Un primo nucleo del museo viene costituito all'epoca dell'esibizione mondiale del 1897 per celebrare il Congo belga come colonia istituita da re Leopoldo II del Belgio. Ancora oggi  il museo risulta focalizzato su questa terra africana.


Il giornalista francese all’interno della struttura visita i sotterranei e si fa ispirare dal confronto tra ciò che in essi permane (reperti coloniali e altri documenti inamovibili e portatori di un’ideologia razzista) e le opere esposte nelle sale aperte al pubblico. L’esperienza ispira a lui e al lettore diverse domande: la riconversione milionaria ha raggiunto il suo obiettivo? Il museo coloniale per eccellenza è riuscito a decolonizzarsi? E una vera decolonizzazione può passare dalla rimozione, dall’occultamento, dal rifiuto? Sono questioni che vanno bene al di là della notte coloniale a Tervuren e si intrecciano con temi molto attuali, dalla cancel culture alla restituzione. È questo a rendere  il volume particolarmente interessante. King Kasai, il gigantesco elefante imbalsamato nel 1956 che dà il titolo al volume, è la metafora della memoria da affrontare.


Lo scrittore, in meno di 150 pagine, evoca, oltre al saccheggio del suolo, il calvario degli africani responsabili della raccolta della gomma che subiscono punizioni terribili, come ad esempio il taglio delle mani,  quando il rendimento non risulava quello previsto.


Consiglio questo libro a tutti coloro che cercano uno scritto sano e schietto  sulla colonizzazione, ma che crea anche un collegamento con la storia più recente e violenta del Congo. 

 

Alcune note su Christophe Boltanski

Christophe Boltanski, scrittore e giornalista («Libération», «Le Nouvel Observateur», «Revue XXI»), è stato corrispondente dalla Guerra del Golfo, da Gerusalemme e da Londra. Nel 2010 ha vinto il prestigioso Prix Bayeux-Calvados per il reportage «Les mineurs de l’enfer» sulla miniera della regione di Nord-Kivu in Congo cui è seguito il libro indagine Miniere di sangue (Grasset 2012). Con Il nascondiglio (Sellerio 2017) ha vinto il Prix Fémina.


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