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RECENSIONE: La cura del fuoco (Johanna Mo)


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Autore: Johanna Mo

Traduttore: Gabriella Diverio

Editore: Neri Pozza, 2025

Pagine: 400

Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea, Gialli

Prezzo: € 22.00 (cartaceo), € 9.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook



Trama

L’isola non perdona, non importa quanto tempo sia passato. Giugno 1999, Svezia meridionale. Un gruppo di studenti decide di festeggiare il diploma in una casa abbandonata nella foresta, sull’isola di Öland. La mattina dopo uno dei ragazzi, Mikael Fransson, non si trova più. Insieme a lui sono spariti anche lo zaino, il portafoglio, il passaporto. Qualcuno crede che Mikael sia scappato in Germania, qualcun altro che si nasconda sull’isola: a nulla servono le foto appese a ogni bacheca, il documentario dedicato, gli appelli sui giornali che si susseguono nel tempo. Mikael Fransson non ricomparirà più. Öland, molti anni dopo. L’investigatrice Hanna Duncker si sveglia di soprassalto, le narici invase da un odore acre: la sua casa, la casa che è stata il suo rifugio da quando è tornata sull’isola dopo due decenni a Stoccolma, sta bruciando. Non vi aveva più messo piede da quando il padre era stato arrestato per omicidio, e ora – mentre tutto ciò che possiede viene ridotto in cenere – quelle fiamme furiose le sussurrano che l’isola non l’ha dimenticata, non l’ha perdonata. E proprio ora, a quattordici chilometri dalla casa di quel festino, vengono ritrovati i resti di Mikael Fransson: recano inequivocabili i segni di una mano assassina. Toccherà all’investigatrice e ai suoi colleghi poliziotti sciogliere l’intrico di falsi ricordi, lacune e fantasie che ancora imbriglia i protagonisti di quella brutta storia. Ma anche stavolta dissotterrare le verità del passato non porterà giorni buoni per Hanna. Solo altro sangue.


Recensione

La cura del fuoco è un romanzo che conferma la solidità della scrittura di Johanna Mo e la sua capacità di dare vita a un noir scandinavo che non si limita alla suspense, ma si muove con intensità nei territori dell’emozione e della memoria. Terzo capitolo della serie dedicata alla detective Hanna Duncker, il libro può essere letto senza conoscere i precedenti, anche se chi ha seguito l’intero percorso coglierà meglio la profondità delle ferite e delle trasformazioni interiori della protagonista.


La trama si apre con un nuovo caso che scuote l’equilibrio fragile di una comunità isolata. Il fuoco del titolo diventa simbolo della violenza che esplode improvvisamente, ma anche delle passioni e dei segreti che ardono sotto la cenere delle apparenze quotidiane. Ogni indagine è per Hanna non soltanto un lavoro da portare a termine, ma uno specchio in cui si riflettono i suoi demoni personali, mai del tutto sopiti.


La costruzione del romanzo è uno dei suoi punti di forza. Johanna Mo alterna con sapienza le parti dedicate all’indagine a momenti più intimi e introspettivi, creando un ritmo che non ha la frenesia del thriller americano, ma procede con lentezza apparente, accumulando dettagli e tensione fino a rendere la scoperta della verità inevitabile e incisiva.


L’uso dei diversi punti di vista arricchisce la narrazione: non ci troviamo solo nella mente della detective, ma anche in quella di altri personaggi, ciascuno con la propria prospettiva e con frammenti di verità che si incastrano come tessere di un mosaico. Questo meccanismo narrativo moltiplica i sospetti e alimenta l’inquietudine, mantenendo alta l’attenzione del lettore.


I flashback, dosati con intelligenza, permettono di entrare nel passato non solo di Hanna, ma anche delle vittime e dei sospettati, mettendo in evidenza come le azioni presenti siano il risultato di ferite e scelte accumulate nel tempo. La linea temporale principale rimane chiara, ma viene costantemente arricchita da questi ritorni che aggiungono spessore emotivo e narrativo.


Hanna Duncker si conferma una protagonista complessa, diversa dalle figure stereotipate di molti polizieschi. È forte, determinata, ma profondamente segnata da un passato che non le concede tregua. La sua vulnerabilità non è debolezza, ma un elemento che la rende più vera e vicina al lettore.


Accanto a lei, gli altri personaggi non sono mai semplici comparse. Ogni figura secondaria ha un ruolo preciso e una voce credibile, con sfaccettature che li rendono tridimensionali. Questo contribuisce a dare spessore alla vicenda e a rendere più intenso l’effetto di realismo


Oltre all’enigma investigativo, il romanzo mette in scena i grandi temi della colpa, del dolore e della possibilità di riscatto. Il fuoco diventa una metafora potente: può distruggere, ma anche purificare, bruciando ciò che non può essere salvato e lasciando aperta la speranza di una rinascita.


L'autrice riflette anche sui legami familiari e sul peso che il passato ha nel determinare il presente. I rapporti tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, sono spesso feriti, attraversati da silenzi e segreti, eppure restano centrali nella costruzione dell’identità dei personaggi.


Lo stile è essenziale, privo di orpelli, ma estremamente evocativo. Ogni parola sembra scelta con cura, e l’ambientazione gioca un ruolo fondamentale: la natura, i silenzi, i paesaggi del Nord Europa diventano lo sfondo ideale di una storia che si muove tra freddezza apparente e passioni nascoste. La lentezza della narrazione è solo apparente, perché dietro scorre una tensione costante, come un fuoco che cova sotto la cenere.


Questo è un romanzo che soddisferà chi ama i gialli nordici carichi di atmosfera e tensione, ma anche chi cerca un racconto capace di scavare nei rapporti umani e nella psicologia dei personaggi. È ideale per i lettori che non si accontentano di una trama investigativa ben congegnata, ma desiderano una narrazione che unisca mistero, introspezione e profondità emotiva.


Consigliato a chi apprezza il noir raffinato, a chi vuole immergersi in un ritmo narrativo più meditato ma inesorabile, e a chi ama protagonisti realistici, lontani dagli eroi infallibili. Un libro per chi, oltre a risolvere un enigma, vuole anche confrontarsi con le ferite e le rinascite che appartengono a ogni essere umano.



Alcune note su Johanna Mo

Johanna Mo è nata a Kalmar, in Svezia, e ora vive con la sua famiglia a Stoccolma. Ha trascorso gli ultimi vent’anni lavorando come critica letteraria, traduttrice e redattrice freelance. Presso Neri Pozza sono apparsi anche La morte viene di notte (2021) e L’ombra del giglio (2022), i primi due volumi della serie con protagonista la detective Hanna Duncker.


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